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In Spagna i tribunali diventano plurilingui.

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Grazie anche all’instancabile impegno di associazioni della società civile che si battono per i diritti delle lingue minoritarie, la nuova legge spagnola sul diritto alla difesa (legge organica 5/2024) prevede una sensibile espansione dei diritti linguistici a livello statale: i processi giudiziari che hanno avuto inizio in un territorio in cui è riconosciuta una lingua ufficiale diversa dallo spagnolo (castigliano) dovranno proseguire in lingua minoritaria anche laddove giungano dinanzi a istanze di ambito statale. Il Tribunal Supremo o l’Audiencia Nacional, per esempio, saranno tenuti a inviare in basco, catalano/valenciano, galiziano o occitano i documenti relativi ai procedimenti in cui una parte ne faccia richiesta e le parti avranno il diritto a esprimersi nella lingua che preferiscono. Inoltre, un cittadino proveniente da un territorio con più lingue ufficiali, potrà utilizzare tale lingua anche se coinvolto in un procedimento in un’altra regione spagnola, in cui quella lingua non è ufficiale. In tal caso, i tribunali su richiesta dovranno mettergli a disposizione un interprete o un traduttore, in modo che possa difendersi nel modo migliore.

Per quanto concerne le istanze superiori di un procedimento, i diritti linguistici non sono «recessivi» ma «espansivi», nel senso che le lingue a disposizione saranno quelle del territorio in cui si è svolta l’istanza precedente, ma anche quella di residenza delle parti. Così un cittadino basco che sia stato processato in Catalogna, quando giunge all’istanza di ambito statale ha il diritto a utilizzare il basco, il catalano o lo spagnolo (castigliano) e che tutta la documentazione gli venga messa a disposizione in quella lingua. Oltre alla persona imputata e a quella offesa, però, gli stessi diritti varranno anche, e indipendentemente tra di loro, per i difensori, i testimoni e i periti.

Con queste nuove regole, che entreranno in vigore già in dicembre, i diritti delle comunità linguistiche minoritarie in Spagna ottengono un’estensione notevole, che in ambito giuridico raggiunge livelli vicini a quelli della Svizzera. Pochi mesi fa, la pressione dei partiti baschi, galiciani e soprattutto catalani aveva già portato all’introduzione delle lingue minoritarie al Congresso dei Deputati, con importanti effetti sulla visibilità e l’accettazione del plurilinguismo a livello statale.

Per le minoranze dello stato italiano, diritti simili — con buona pace dell’articolo 6 della Costituzione — non esistono, e questo vale anche per le lingue tutelate un po’ meglio delle altre (tedesca, slovena, francese e ladina). La minoranza ladina con 30-40 mila locutrici, supera di molto quella di lingua occitana in Spagna (4-5 mila), che però a differenza della prima viene parlata al Congresso e si vedrà ora riconosciuti gli stessi diritti delle altre lingue dinanzi ai tribunali di tutto l’ambito statale.

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