→→ Autorinnen →→ Gastbeiträge →→

Zanella (CAI): Qui ‹siamo in Italia›.

Autor:a

ai

È bastato un nonnulla ieri per far cadere la maschera, a dire il vero già traballante, di Carlo Alberto Zanella (presidente del CAI sudtirolese): dopo avergli portato a conoscenza il mio commento sull’ennesima campagna italianizzatrice della sua associazione, in un baleno è passato dalla retorica ipocrita del «rispetto» — rispetto reciproco e rispetto «per la montagna» — al «siamo in Italia». E quindi (non solo) si parla italiano, ma (anche) s’hanno da italianizzare i toponimi. Il giusto diritto del conquistatore.

Screenshot da Facebook

Con questo argomento idiota, ma perfettamente in linea con la mentalità colonizzatrice evidentemente ancora onnipresente, s’implica

  • la superiorità dell’italiano e degli italiani su tutti gli altri e l’inferiorità di ogni argomento della controparte, quindi
  • l’inutilità di qualsiasi discussione e di qualsiasi intesa, perché viziate dal rapporto colone-colonizzato;
  • che la soluzione aostana (e piemontese) non è ritenuta giusta, ma una sconfitta;
  • la negazione della parità di diritti e dignità, con il mancato riconoscimento di qualsiasi errore del passato (ma, anzi, la difesa a spada tratta di ciò che ingiustamente è stato imposto).

Sapevamo da anni con chi avevamo a che fare, ma ora abbiamo la pubblica ammissione, per di più col sapore di un’orgogliosa rivendicazione.

Cëla enghe: 01 02



Einen Fehler gefunden? Teilen Sie es uns mit. | Hai trovato un errore? Comunicacelo.

Comentârs

30 responses to “Zanella (CAI): Qui ‹siamo in Italia›.”

  1. Wolfgang Mayr avatar
    Wolfgang Mayr

    Gut “gekitzelt” Simon. Der “Pakt mit dem Teufel” wirkt. Die Verkappten wagen sich aus der Deckung.

  2. alessandro stenico avatar
    alessandro stenico

    Caro Simon, io proprio non ti capisco più, tacci di nazionalismo i tuoi concittadini di lingua italiana che frequentano la montagna, quando gran parte di loro appoggiavano con convinzione l’allora compromesso della commissione dei sei, naufragata dal nazionalista Roberto Bizzo.
    Non sono socio del CAI, ma ho molte amicizie all’interno di quel sodalizio, e da qui a tacciarli di nazionalismo coloniale e altre negligenze, ne passa di strada, quando invece loro si battono insieme alle altre associazioni ambientaliste contro ruspe e cantieri in quota e per una pacifica convivenza.
    Gratta e gratta, un nazionalista lo trovi in tutte le associazioni di entrambi i gruppi linguistici e quali soluzioni proponi a prescindere della cancellazione di tutti toponimi nelle terre alte, anche quelli confinanti con l’Ampezzo oppure il Trentino. La tua polemica non aiuta a trovare una soluzione.

    1. alessandro stenico avatar
      alessandro stenico

      Guarda che me danno fastidio tutti gli atti vandalici in montagna sia quelli su cartelli oppure sulle cime, non solo quelli che cancellano i toponimi italiani, ma anche quelle scritte sulle Dolomiti a valenza politica, come quella ad esempio sul Catinaccio/Rosengarten (solo Rosengarten??) “fuck Meloni”, o quell’altra sulle Dolomiti “Tourist go home”, oppure quella mania sfrenata di appiccicare sia sui segnavia che sulle croci di cima adesivi delle più svariate provenienze, ricordo ancora lo scorso anno quando ero salito sulla Hammerwand poco prima delle elezioni provinciali, riusci a staccare degli adesivi che facevano pubblicità per la lista “Für Südtirol mit Widmann”, tralascio di commentare quelli a fondo patriotico che si vedono spesso.

      Atti vandalici in quota sul Gran Paradiso: la condanna del Comitato “Monveso di Forzo – Montagna Sacra”

      Il gestore del rifugio Lavaredo cancella la scritta “Tourists go home”
      Spazzola di ferro e olio di gomito per cancellare la scritta “Tourists go home”, turisti tornatevene a casa, lasciata dai vandali sul masso con le impronte fossili di dinosauro ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. Simone Corte Pause, guida alpina e giovane gestore del rifugio Lavaredo ad Auronzo di Cadore assieme a Lorenzo Quinz, ha ripulito il masso dalla scritta scoperta nei giorni scorsi dall’alpinista e atleta paralimpico Moreno Pesce durante una uscita con la storica guida alpina Lio De Nes e la guida siciliana Antonio Rizzo. Pesce, scoperto il vandalismo, aveva postato sui social un video indignato per denunciare l’accaduto. E Simone Corte Pause, durante la pulizia, ha a sua volta utilizzato un video sulle sue storie di Instagram per rassicurare Pesce: la scritta contro i turisti è stata cancellata
      https://corrierealpi.gelocal.it/regione/2024/10/08/video/il_gestore_del_rifugio_lavaredo_cancella_la_scritta_tourists_go_home-14699629/

    2. Kritischer Beobachter avatar
      Kritischer Beobachter

      Constantini polemisiert nicht, er zeigt Fehlentwicklungen auf. Es bräuchte mehr Constantinis.

      1. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Se sommo tutte le giornate trascorse in montagna in un anno superano le cento e da anni per mia scelta personale così come quella di alcuni amici utilizzo quasi sempre il toponimo più conosciuto, che il più delle volte puo essere quello tedesco, ladino o italiano nei territori confinanti.

        Da quando si è diffusa la navigazione digitale anche sui sentieri, l’indicazione dei segnavia ha perso in parte il suo significato, anche io scarico i tracks-gpx dalle piattaforme gratuite, i segnavia sono ancora sempre di aiuto, ma non più assolutamente necessari. In Sudtirolo al raffronto con la vicina Austria o con il Trentino o Veneto, ne abbiamo anche troppi, siamo viziati, non riusciamo più ad orientarci se ci spostiamo dalle nostre montagne. Anche i tempi di percorrenza sui cartelli sudtirolesi si sono adattati ad un turismo più lento diciamo quasi di massa, mentre quelli delle regioni confinanti descrivono una andatura più sportiva.
        La mia soluzione, vista la situazione di stallo a livello politico, portare nel dimenticatoio quei toponimi oramai in disuso, prima o poi si dimenticheranno completamente…

    3. Veronica Miron avatar
      Veronica Miron

      Per Alessandro Stenico :

      Sono stata di recente a Chiomonte, comune piemontese in provincia di Torino.
      Sulla piazza centrale il cartello recita (ho le foto) :
      “Plaça d’la Comuno
      Piazza Balp de Roche Brune”
      Ho cercato una versione con nome italiano e non l’ho trovata.

      Sul cartello a fianco dell’ingresso del comune :
      “Cháumont”
      – (nome del comune in occitano)

      Il nome ufficiale Chiomonte non compariva sullo stesso cartello.

      Passeggiando per il paese si incontrano le sue numerose fontane ognuna con un cartello col nome esclusivamente in occitano. Un esempio : Fountano dou Peuy.

      Non mi metto adesso a tirare fuori altri esempi in Piemonte e valle d’Aosta, ma vorrei sapere :
      come mai nessuno si erge a paladino dell’italianità di quei luoghi?

      Come mai un comune piemontese può godere dello scontato e banalissimo diritto di nominare (o rinominare quante volte gli pare e piace) un luogo che si trova sul suo territorio scegliendo un nome che i suoi abitanti trovano sia il più adatto alla sua storia e cultura?

      Come mai non possono godere dello stesso banale diritto anche i comuni che si trovano nella provincia di Bolzano?

      1. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Non conosco la realtà del comune di Chiomonte, ci sono passato forse una quanrantina di anni fa per andare a Briançon, ma conosco molto meglio la parte occitana nel Cuneese dove ho seguito molte alte vie, dal giro attorno al Monviso, alla „Alta via del re“ in valle di Gesso, alla „via del Sale“ da Limone Piemonte a Ventimiglia, ma ho anche lontani parenti di mia moglie che tengono casa in Valle Po ad Ostana, oltre ad aver svolto parte del mio servizio di leva a Cuneo.
        Di tutti questi luoghi non ho un ricordo conflittuale, per quel che riguarda il tema della toponomastica, più che altro è l’abbandono della montagna che mi ha sempre impressionato, non ci sono cartelli segnaletici manomessi, ne accesi conflitti tra occitani e gli altri piemontesi su come chiamare una cima. Il fascismo li ha lasciato altre ferite aperte come l’annessione di Briga e Tenda nel 1947 alla Francia, vedi: https://www.openstarts.units.it/server/api/core/bitstreams/9903e360-64e4-4508-a7b9-274ca986efc2/content

      2. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Die Bevölkerung der Gemeinden La Brigue und Tende (italienisiert Briga und Tenda) hat sich bei der Volksabstimmung im Jahr 1860 zu beinahe 100 Prozent für den Verbleib bei Frankreich ausgesprochen. Napoleon III. überließ sie trotzdem dem neuen Königreich Italien, weil ihn die beiden winzigen Dörfer nicht interessierten. Die Rückkehr von La Brigue und von Tende zu Frankreich nach dem Zweiten Weltkrieg war vollkommen logisch (so wie es auch für Südtirol gewesen wäre) und wird nur noch von fanatischen italienischen Nationalisten bedauert.

      3. Veronica Miron avatar
        Veronica Miron

        Alessandro, però non mi hai risposto.

        Perché in Piemonte e Valle d’Aosta hanno avuto il diritto di rinunciare ad una toponomastica italianizzante?
        Perché Sauze d’Oulx ha potuto cancellare Salice d’Ulzio? Gressoney-Saint-Jean ha potuto cancellare Gressonei San Giovanni?
        E qui invece nessun comune può fare la stessa cosa?

        Perché nessun italiano si scandalizza per i nomi in dialetto Walser delle molteplici frazioni nelle valli ai piedi del Monte Rosa?

    4. Simon avatar

      Alessandro, conoscendoti e apprezzando il tuo modo di pensare, mi dispiace particolarmente se non mi capisci. Cerco di spiegarti meglio, nella speranza che tu possa almeno comprendere se non condividere.

      Sicuramente ci saranno persone splendide nel CAI come ci saranno nazionalisti in tutte le associazioni di tutti i gruppi linguistici. Tuttavia Zanella non è un membro qualsiasi del CAI, bensì il suo presidente e quindi volente o nolente ne rappresenta la linea di pensiero. E nemmeno il CAI è un sodalizio qualsiasi, ma, pur facendo anche cose giuste per quanto riguarda l’ambientalismo, è un’associazione «nazionale», che ha approffittato del fascismo (per esempio appropriandosi dei rifugi espropriati ai suoi legittimi proprietari) e non ha mai fatto — pubblicamente — autocritica sul ruolo che ha avuto in passato. Anzi, ha sempre continuato a difendere a spada tratta ciò che il fascismo ha introdotto, a partire dalla toponomastica imposta dall’alto, quando invece sui sentieri di montagna stava già cadendo tranquillamente nel dimenticatoio. Sinceramente non capisco come si possa ignorare (o chiedermi di ignorare) un «[qui] siamo in Italia», che davvero la dice lunga sul modo di pensare di quel personaggio e per estensione dell’associazione che presiede, almeno finché non decideranno di destituirlo.

      quali soluzioni proponi a prescindere della cancellazione di tutti toponimi nelle terre alte, anche quelli confinanti con l’Ampezzo oppure il Trentino.

      Io personalmente sarei favorevole all’abolizione completa del Tolomei, ma non dei toponimi italiani storicamente fondati, come sono per esempio quelli delle zone confinanti col Trentino di lingua italiana. Nel caso dell’Anpezo parliamo di Ladinia, e troverei giusto lasciare l’ufficialità solo ai toponimi ladini (come d’altronde con la toponomastica minore si è già fatto nel Trentino di lingua ladina).

      A prescindere da come verrà risolto il problema, comunque, trovo che la soluzione vada trovata qui, democraticamente, e non appellandosi al Tolomei, a Fitto o al concetto del «siamo in Italia». Altrimenti mi si perdoni se preferisco parlare di colonialismo.

      La mia soluzione, vista la situazione di stallo a livello politico, portare nel dimenticatoio quei toponimi oramai in disuso, prima o poi si dimenticheranno completamente…

      Sarebbe bello se così potesse funzionare. Invece sia il CAI sia l’estrema destra, aiutati da certi media, fanno di tutto per evitarlo.

      Infine, anche a me gli imbrattamenti danno molto fastidio. Ma tra la subordinazione e un imbrattamento scelgo quest’ultimo. Non sono mai stato in Cina, ma presumo che lì sia tutto molto «pulito».

      1. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Caro Simon, forse il mio è stato uno scatto d’impeto e che per me la montagna è uno spazio libero … a prescindere dal proprio gruppo linguistico.. che ognuno deve affrontare rispettando i suoi pericoli, rispettando le proprie capacità, citando Mario Rigoni Stern: «Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia».
        Specialmente nelle uscite invernali con gli sci da alpinismo, non conta più di tanto il gruppo linguistico ma l’esperienza accumulata e la capacità di salvarsi a vicenda.
        Ma per tornare al presidente del CAI Alto Adige, che non conosco personalmente, ma di cui leggo spesso le sue prese di posizione per una maggiore tutela dell’ambiente alpino e che rispetto per la sua tenacia e ho trovato ammirevole la sua partecipazione insieme a Luca Calvi, Marlene Roner e Traudi Auer alla traduzione dell’autobiografia dell’alpinista Hansjörg Auer „Parete Sud“.
        Quella battuta finale “che in fondo siamo in Italia”, la considero più che altro come uno sfogo per non incagliarsi nel logorante conflitto, che non aiuta a districarsi.

        Credo che alimentare inutili illusioni su un cambiamento del tema sulla toponomastica alimenti maggiormente le destre xenofobe di entrambe le parti, chi rispetta nel suo piccolo i toponimi tedeschi, ladini o italiani, fa già un grande passo avanti.

      2. Martin Piger avatar
        Martin Piger

        Caro sign. Stenico. Le montagne, anche se a chi viene da fuori può sembrare, non sono uno spazio libero in tutto. Credo che Rigoni Stern non abbia neanche voluto dire questo. È uno spazio abitato da persone che hanno una lingua, una cultura ed una storia. Che in moltissimi casi hanno formato il paesaggio col proprio lavoro attraverso le generazioni. Che hanno dato nomi ai posti dove loro vivono. Hanno creato infrastrutture, dandole un nome. Avere rispetto per la montagna vorrebbe dire avere rispetto anche per questo. L’atteggiamento del CAI descritto dal sig. Constantini è come mettere veleno in questo discorso e non credo sia possibile andare avanti per questa strada senza che il veleno sortisca effetti se da parte del CAI non si inizia a cambiare atteggiamento di fondo. Il tema della toponomastica del resto non è un tema delle destre xenofobe ma dovrebbe essere un tema per chi vuole veramente la convivenza, convivenza che nasce dal rispetto. Non vale l’argomento per i toponomi italiani inventati di sana pianta che sarebbe ingiusto toglierli perche gli italiani intanto si sono abituati e affezionati a loro. Sarebbe come dire che mi sarei abituato a prevaricare allora è più giusto che vada avanti nella prevaricazione.
        Chi non capisce questo non è ancora arrivato alla consapevolezza della gravità del introduzione e mantenimento del prontuario tolomeiano. Uno scempio culturale di prima qualità, gia descritto nella sua giusta dimensione dal professor Rasmo negli anni 50 del secolo scorso.

      3. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Miei cari signori qui quasi mi accusate di sostenere l’opera di italianizzazione forzata dei toponimi locali, ma forse non mi conoscete, io da anni utilizzo per principio tutti toponimi tedeschi, ladini o italiani nelle zone di confine, guardate il mio blog: https://snow-power.it/ ????
        Non devo assolutamente giustificarmi, la mia condotta morale è sempre stata di antifascista, la storia dei miei genitori, opzioni e morte di nonni e zii al fronte in Russia, Norvegia, Romania, Germania, ecc. serve il patentino di purezza ???, ma volete prendermi per i fondelli ??

        La mia posizione la ho esposta abbastanza chiaramente, non vedo spiragli per modificare la legislazione che possa permettere un repentino cambio della toponomastica, si può parlarne finché volete, ma attenzione eviterei di alimentare inutili illusioni !!!

      4. Simon avatar

        Caro Alessandro, io senz’altro non ti accuso. Anzi, pur non essendo al 100% d’accordo con te per quanto riguarda le modalità da seguire (e per quanto riguarda il giudizio su Zanella), penso che pochi abbiano la tua credibilità per parlare di questo tema.

      5. Martin Piger avatar
        Martin Piger

        Caro sig. Stenico, Lei mi ha frainteso. Non intendevo attaccare ne la Sua onorabilità nè la Sua buona fede di quanto da Lei qua scritto sull’argomento.. Unicamente volevo dire che mi sembra impossibile il rispetto per la montagna se si crede di poter chiamarsi fuori sulla questione dei toponomi, anche se in buona fede. Credo non basti il proprio personale uso o disuso. Non si tratta neanche di fomentare false illusioni sull’abolizione di falsi toponomi creati dall’odio senza fondamenta storiche. Serve però il costante ricordo quanta devastazione queste scelte politiche hanno creato e ancora creano nei cuori delle persone. Serve lavorare per creare una consapevolezza su quanto queste scelte comportano. Mia mamma durante le liti in famiglia diceva sempre: “non litighiamo, allora stiamo bene.” Ebbene, dopo tanti problemi familiari non risolti o risolti male e dopo qualche psicoterapia posso dire che questa via non funziona, nè nelle famiglie e nemmeno nelle faccende più grandi. È la consapevolezza delle cose e la continua ricerca di soluzioni vere a farci stare bene, anche se queste soluzioni sembrano impossibili da realizzare o troppo lontane in un’incerto futuro.

      6. Veronica Miron avatar
        Veronica Miron

        Per Alessandro Stenico :

        Non capisco se la mia domanda possa essere stata da te percepita come offensiva. Se così fosse, non mi resta che scusarmi.

      7. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Anstatt sich auf seine gefallenen Vorfahren zu berufen, die in Frieden ruhen mögen, täte Herr Stenico gut daran, die extrem nationalistische Haltung des CAI-Präsidenten Zanella dezidiert zu verurteilen, anstatt sich wie die Katze um den heißen Brei davor zu drücken.

      8. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        „Diese ganze Diskussion begann nach den Löscharbeiten an einigen Wegweisern“
        für mich ging es um dieses Thema und nicht um den Kommentar des Herrn Zanella.

        Herr Staffler
        wir sind beide Brixner, ich habe sie nie einmal auf einen hören Wanderweg oder Gipfel in unsere Umgebung getroffen. Beide Brixner Alpine Vereine AVS und CAI, sowie die Bergrettung des AVS und CAI kooperieren zusammen. Jedes Jahr gibt es eine gemeinsame Bergtour und die Atmosphäre ist gelassen und freundlich. In unsere Wander und Skitourengruppe sind alle willkommen, abgesehen von der Herkunft, also deutsch und italienischsprachige Südtiroler, aus andere Nachbarprovinzen, aus dem Ausland, wichtig sind die Grundkenntnisse der Sportart zu beherrschen und der gegenseitige Respekt muss -dasein, die meisten aus Südtirol sind zweisprachig, bei Trientner sowie ihre Partnerin wird Italienisch gesprochen, bei den türkischen oder russischen Skitourenfreunde wird Englisch gesprochen.

        Die Brixener sind tolerant und wollen keine neue ethnische Auseinandersetzung, meine Einstellung zum Thema „Toponomastik“ ist nicht die gleiche wie die von Herrn Zanella, das habe ich wohl klar bewiesen, aber deswegen möchte ich nicht die Freundschaft zu den Alpinisten und Skitourenfreunde des CAI missbrauchen und für mich ist jetzt Schluss mit dieser Diskussion .

        Ich danke den anderen Diskussionsteilnehmer für die sachliche Auseinandersetzung.

      9. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Herr Stenico, ich bin regelmäßig mit dem Alpenverein unterwegs, nach den Höhentouren der vergangenen Jahre nunmehr meines fortgeschrittenen Alters wegen meistens mit den Senioren, so dass wir uns am Berg nie begegnet sind. Dass sich der CAI in jüngster Zeit, wohl wegen seines Mitgliederschwundes, beim AVS anbiedert und auf gemeinsame Aktivitäten drängt, ist mir bekannt. Das ändert aber nichts daran, dass der CAI, wenn ihm aufrichtig an einem guten Verhältnis gelegen wäre, sich auch einmal für die vergangenen Untaten entschuldigen könnte. Der CAI Brixen betrachtet z.B. die Plosehütte, die vom Brixner Alpenverein erbaut und vom faschistischen Regime entschädigungslos enteignet, also geraubt worden war, als sein rechtmäßiges Eigentum. Ich bin deswegen schon von Brixner CAI-Mitgliedern beleidigt worden, weil ich mir erlaubt hatte, darauf hinzuweisen. Hauptargument des CAI ist natürlich immer das bekannte “siamo in Italia”, wenn es an anderen Argumenten fehlt. Zu einer sachlichen Diskussion gehört aber vor allem eines: Ehrlichkeit!

      10. Veronica Miron avatar
        Veronica Miron

        Ich denke Alessandro hat recht. Wir können nicht erwarten, dass er sich gegen den CAI stellt. (oder gegen Zanella).

        Wir müssen versuchen diese Leute zu verstehen und sie auf unsere Seite zu gewinnen.

      11. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Niemand verlangt vom Herrn Stenico, dass er sich gegen den CAI stellt. Eine Verurteilung der faschistischen Aussagen seines Vereinschefs und ein Eingeständnis, dass der CAI immer noch die vom faschistischen Regime dem Alpenverein enteigneten und dem CAI übertragenen Immobilien als rechtmäßiges Eigentum betrachtet, wäre für ein besseres Verhältnis hilfreich, eventuell auch ein Verzicht darauf, die dem Alpenverein geraubten Schutzhütten nach faschistischen Kriegsverbrechern (z.B. Locatelli) zu bezeichnen. Aber das ist wohl zu viel verlangt.

      12. Veronica Miron avatar
        Veronica Miron

        An Herrn Staffler :

        Diese Aussage ist nicht unbedingt faschistisch. Die Aussage wird gerne verwendet wenn einer über ein bestimmtes Thema nicht reden will. Um den Kommunikationsprozess zu kürzen.

        Meiner Meinung nach gibt es also ein großes Kommunikationsproblem. Tatsache ist, mit den Vorwürfen hat man keine Chance den Kommunikationsprozess zu verbessern. Ihr Gesprächspartner wird nie bereit sein Ihnen zuzuhören.

      13. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Wie ich bereits oben geschrieben habe, bin ich seit etwa 15 Jahren nicht mehr Mitglied des CAI, eine Entscheidung, die ich damals getroffen habe, um meine Freizeit anderen Vereinigungen zu widmen, in denen ich gut aufgenommen wurde und in denen ich mich mit jungen Familien beschäftigen konnte.
        Da ich in einem zweisprachigen Umfeld aufgewachsen bin, habe ich immer versucht, einen anderen Ansatz zu finden, wenn es um Themen geht, die den Nationalismus beider Gruppen anheizen.

        In den letzten Jahren, haben, wie ich, nicht nur junge Bergsteiger, die in einer Familie mit anderen Wurzeln aufgewachsen sind, einen Platz in den beiden Bergsteigervereinen des Landes gefunden, aber auch Süd-Tiroler mit italienischer Muttersprache machen das anders.

        Sie haben einen anderen Zugang zu Identitätsfragen und fühlen sich nicht mehr gezwungen, dem CAI beizutreten, um in die Berge zu gehen, wenn es nur um die Unfallversicherung geht, schließen sie sich dem Weissen Kreuz oder dem Aiut Alpin Dolomites, Dololomiti Emergency oder sogar dem ÖAV an (wie einige meiner Trentiner Freunde), andererseits hat sich die Art und Weise, sich fortzubewegen, generell geändert, nicht mehr in großen Gruppen, sondern autonom in kleinen Freundeskreisen, und darunter leiden beide Vereine, der CAI in massiverer Form.

        Was die Schutzhütte auf dem Gipfel der Plose betrifft, so habe ich bei allem Respekt für die Meinung der CAI-Mitglieder eine andere Position. Alle Schutzhütten, oder solche, die bisher als Schutzhütten bezeichnet wurden und mit Liftanlagen oder mit dem Auto erreichbar sind, sollten umgenutzt werden, d.h. nicht mehr als Schutzhütten, sondern als Hotels bezeichnet werden. An ihrer Stelle würde ich sie in private Hände geben und so würden die manipulierten Schilder wie die von Brixen zur Plose (mit der Aufschrift „Duce go Home“) weniger Sinn ergeben und ich würde es den jungen Patrioten die Instandhaltung des Weges überlassen …..(ob sie das lieber machen würden ? statt sprayen)

        Das Land Südtirol selbst versucht, ähnliche Strukturen wie die in Sulden (Schaubachhütte) zu verkaufen, um sich auf hoch gelegene Objekte zu konzentrieren.

      14. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Sehr geehrter Herr Stenico, was Sie hier darlegen, ist sehr sinnvoll und richtig. Allerdings weichen sie wichtigen Fragen, die das friedliche Zusammenleben auch am Berg belasten, immer aus. Dass Schutzhütten, die dank Lift- oder Straßenanbindung zu Berggasthäusern oder Hotels geworden sind, als solche klassifiziert werden sollten, ist selbstverständlich, sollte aber nicht zur Verschleierung der Tatsache führen, dass diese ursprünglich als Schutzhütten gebauten Gebäude dem Alpenverein gestohlen und dem CAI übertragen wurden. Auch die Benennung von Schutzhütten nach faschistischen Kriegsverbrechern scheint Sie nicht zu berühren. Ich habe übrigens in früheren Jahren, als ich noch jung war, aktiv an der Instandhaltung und Markierung von Wegen mitgearbeitet, und ich habe keine Zweifel, dass die jungen “Patrioten” das heute auch gerne machen würden.

      15. Martin Piger avatar
        Martin Piger

        Ganz so in “buona fede”, wie ich zuerst vermutet hatte erscheint mir Herr Stenico nach Lesen des mittlerweile entstandenen Diskurses hier zum Thema nicht mehr. Er dreht und windet sich, die Anerkennung der vom Faschismus begangenen. kulturellen Vergewaltigung und deren Fortführung durch den CAI nicht aussprechen zu müssen, ohne eigentlich überzeugende Argumente ins Feld zu führen. Im Übrigen würde ich im Diskurs hier aber schon eher den Begriff Nationalismus verwenden, der hier wohl treffender erscheint, als Faschismus. Ich verwahre mich allerdings dagegen, wenn immer wieder von “Nationalismus beider Gruppen” geredet wird. Wenn ich mich gegen nationalistische Vergewaltigung zur Wehr setze, werde dadurch nicht ich selber auch zum Nationalisten. Das ist situationsdynamisch ein vollkommen irriger Denkansatz. Die Toponomastik ist nicht nur das Anliegen der “estrema destra”, ecc., sondern Italiens Umgang damit in Südtirol sollte jedem anständigen Menschen sauer aufstossen. Weiters sollte das Umfeld, in dem ich aufwachse, mein Urteil darüber, ob ein Verbrechen vorliegt, und wenn ja, wie ich damit umgehe, nicht beeinflussen. An Frau Miron: ich kann hier von Herrn Staffler keinen Vorwurf erkennen, sondern nur die Aufforderung, nicht ständig um die massgeblichen Fakten zum Thema herumzueiern, sondern sie endlich einmal als Bestandteil des Gespräches anzuerkennen. Herr Staffler bringt Dinge vor, die ihm und vielen Südtirolern wichtig sind, und Herr Stenico fällt dazu nur eine Umwidmung ein? Also, wenn mir etwas gestohlen würde, würde ich mich durch die vorgeschlagene Lösung ein weiteres mal gepflanzt fühlen. Und was die Patrioten anbelangt, glaube ich, dass alle AVS Sektionen die Wanderwege in ihrem Einzugsgebiet jetzt schon pflegen.

      16. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Glauben Sie, dass die Sektion Brixen des AVS die Plosehütte/Hotel übernehmen würde, wenn sie ihr zurückgegeben würde? Das zweifle ich ganz stark?
        Die Dreizinnenhütte, eine Massenmausspeisung der Spaziergänger, wo ich immer weit ein Bogen um dieses Haus gemacht haben, könnte ruhig den Namen Locatelli streichen und die Gemeinde Auronzo die Straße die zur Auronzohütte sperren, ich wäre gleich für die Umbenennung und für die Schließung.
        Ich bin erst gestern von Brixen Richtung Mistrol spaziert, eine gemütliche Wanderung die ich ab und zu mache, auf der Höhe des neuen Funkmastes, standen auf zwei Wegweiser des CAI die Aufschriften „Duce go home“, dort ging es nicht um einen Gipfel sondern um die nächste Fraktion, solche Aktionen kann ich nur verurteilen.
        Wenn ihr was bewegen möchtet, ist das nicht der richtige Weg, ihr müsst neue Allianzen suchen und es nochmal friedlicher versuchen, auch wenn es vor etliche Jahren in der Zwölferkommission misslungen war.

      17. Veronica Miron avatar
        Veronica Miron

        Mein (persönliches) Ziel in diesem Gespräch war zu verstehen warum Italiener in anderen Regionen anscheinend mehr Respekt für eine nicht italienische Kultur und Sprache haben. Und warum besonders manche Orte ihren faschistischen Namen weglassen konnten und Südtirol hingegen nicht. Un warum viele Italiener in Südtirol immer noch kein Respekt für die Südtiroler Kultur (+ Geschichte und die ursprünglichen Ortsnamen) haben.

        Ich denke dass ich die Antwort endlich bekommen habe.

        Sie (die Italiener und der italienische Staat) haben den Eindruck dass Südtirol immer noch ein feindliches Gebiet ist. Sie sind überzeugt dass die (historischen) Ortsnamen können nur jene interessieren die einer extremistischen Teil der Bevölkerung gehören. Deswegen fühlen sie sich frei auch Simon Constantini mit einem “Qui Siamo in Italia” zu beschimpfen. Sie sind überzeugt auf der richtigen Seite zu sein. Und dass eventuelle “Patrioten” nur Feinde sind.

        Deswegen hab ich geschrieben dass man zuerst diese Leute verstehen sollte. Sich nicht gleich von schlechten Gefühlen überfallen lassen, aber konstruktiver denken. Was kann man machen um diesen schlechten Ruf / negative Meinung zu ändern?
        Als nachster Schritt würde ich Herr Zanella zu einem Kaffee / Bier / Ratscher einladen um seine Meinung besser zu verstehen. Vielleicht würde er gerne etwas über BBD wissen. Vielleicht wird er auch seine Meinung früher oder später ändern. Oder mindestens zum Teil. Warum nicht.

      18. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Es geht nicht darum, dass unser Alpenverein die Plosehütte übernehmen sollte, die inzwischen zu einem Gasthaus geworden ist und die Bezeichnung Schutzhütte nicht mehr verdient. Es geht nur darum, dass der CAI nicht darauf beharren sollte, rechtmäßiger Besitzer der dem Alpenverein entschädigungslos enteigneten, also geraubten Hütte zu sein, “perché abbiamo vinto la guerra”, wie mir erklärt wurde. Der CAI sollte endlich zugeben, dass es ein Unrecht war, an dem man gut verdient hat. Das Ganze und noch viel Schlimmeres ist im Geiste des faschistischen Diktators Benito Mussolini, genannt Duce, geschehen, weshalb man verständlicher Weise in Südtirol keine Sympathie für den Duce empfinden kann.

      19. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Die Sanierung der Plosehütte würde sehr viel kosten, sogar der Landesbeitrag würde nie reichen das Gebäude zu renovieren, die Sektion Bozen des CAI hat es damals vorgemacht, der “Resort Passo Sella” ist heute in privater Hand (https://www.passosella-resort.com/de/die-geschichte/), die Brixner sollten das als Beispiel nehmen.
        Was ich von der brixner Sektion bemängelt habe, ist eine ehrliche Aufarbeitung der Vergangenheit, bei der hundertjährigen Feier der Sektion, habe ich bei der Ausstellung in der Bibliothek keine ganze klare Distanz zur schwierigen Vergangenheit gesehen und bei der Feier fehlten die Vertreter des AVS, ob sie eingeladen wurden, ist mir nicht bekannt, da hätte ich mir mehr Mut und Ehrlichkeit erwartet, nur zur Ergänzung: bei der 50°jährigen Feier des sehr bekannten Dolomitenhöhenweg Nummer Zwei Brixen-Feltre, fehlten sowohl die CAI als auch die brixner Vertreter des AVS, auch dort hätte ich mir eine bessere Zusammenarbeit wenigstens mit den Feltriner erwartet. https://www.altitudini.it/50-anni-alta-via-2/

      20. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Werte Frau Miron, auf die Frage, warum Italiener in anderen Regionen offenbar mehr Respekt für eine nicht italienische Kultur haben, möchte ich meine persönliche Antwort geben. Der italienische Nationalismus ist nicht uniform, sondern unterscheidet sich je nach dem möglichen Gegner. Frankreich wurde zwar immer als Konkurrent, aber nie als Gegner angesehen (obwohl Mussolini dann am 10. Juni 1940 den kläglich gescheiterten Angriff auf Frankreich gestartet hat). Die frankophonen Gebiete des heutigen Italien (Aostatal und einige Täler, vor allem das Susa-Tal in Piemont) waren seit jeher Herrschaftsgebiet der Herzöge von Savoien, die dann ja trotz ihrer französischen Herkunft Könige von Italien wurden. Daher auch ein gewisser Respekt “per i cugini francesi”. In Aosta wurden zwar die Namen aller 84 Gemeinden italianisiert, im Susatal einige wenige Ortsnamen, aber es gab nicht den Fanatismus eines Tolomei, der in Südtirol 16.000 Orts- und Flurnamen italianisiert hat. Südtirol hatte darunter zu leiden, dass Österreich als “Fremdherrschaft” in Italien unbeliebt waren und laut italienischer Propaganda die Südtirol lediglich eine Verunreinigung italienischen Bodens seien, die man beseitigen müsse. Wesentlich brutaler als in Südtirol hat der Faschismus gegen die Slowenen gewütet, wo der Nationalismus auch ganz klar rassistische Züge annahm. Vollends rassistisch wurde der Faschismus gegen Äthiopien, wo das Regime die Apartheid einführte, die später von Südafrika übernommen wurde. Die italienisierten Ortsnamen in Aosta wurden von Umberto II., der ab 1943 als Statthalter und nach dem Rücktritt seines Vaters ab 6. Mai 1946 bis zur Abschaffung der Monarchie durch das Referendum für eineinhalb Monate als sogenannter “Maikönig” regierte, wieder abgeschafft. Umberto fühlte sich mit Aosta, wo der Sommersitz seiner Familie war, besonders verbunden. Hingegen war seine Feindschaft zu Deutschland bekannt, die er auch auf Südtirol übertragen hat. Analog zu Aosta hat der italienische Staat dann auch zugelassen, dass die frankofonen Gemeinden im Piemont ihre ursprünglichen Namen wieder einführten.
        Zur Situation in Südtirol habe ich den Eindruck, dass die meisten in Südtirol lebenden Italiener mit der Befürchtung leben, ihr Existenzrecht hier zu verlieren, wenn sie die Verbrechen des Faschismus zugeben würden. Bei der Ausstellung über die Katakombenschulen in Neustift habe ich erlebt, dass die vielen italienischen Touristen, die die Ausstellung besucht haben, durchwegs sehr interessiert und auch betroffen bzw. beschämt waren, während die einheimischen Italiener die Ausstellung praktisch boykottiert haben, wohl weil sie nicht an diese unselige Vergangenheit erinnert werden wollten. Als Präsident des Geschichtsvereins Brixen suche ich immer den Kontakt zu den Italienern. Wir haben auch einige italienischsprachige Mitglieder, mit denen man gut diskutieren kann, die Mehrheit der Italiener zeigt aber leider kein Interesse an der Geschichte und einem Gespräch darüber. So jedenfalls meine Erfahrungen.

Scrì na resposta

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You are now leaving BBD

BBD provides links to web sites of other organizations in order to provide visitors with certain information. A link does not constitute an endorsement of content, viewpoint, policies, products or services of that web site. Once you link to another web site not maintained by BBD, you are subject to the terms and conditions of that web site, including but not limited to its privacy policy.

You will be redirected to

Click the link above to continue or CANCEL