È bastato un nonnulla ieri per far cadere la maschera, a dire il vero già traballante, di Carlo Alberto Zanella (presidente del CAI sudtirolese): dopo avergli portato a conoscenza il mio commento sull’ennesima campagna italianizzatrice della sua associazione, in un baleno è passato dalla retorica ipocrita del «rispetto» — rispetto reciproco e rispetto «per la montagna» — al «siamo in Italia». E quindi (non solo) si parla italiano, ma (anche) s’hanno da italianizzare i toponimi. Il giusto diritto del conquistatore.
Screenshot da Facebook
Con questo argomento idiota, ma perfettamente in linea con la mentalità colonizzatrice evidentemente ancora onnipresente, s’implica
- la superiorità dell’italiano e degli italiani su tutti gli altri e l’inferiorità di ogni argomento della controparte, quindi
- l’inutilità di qualsiasi discussione e di qualsiasi intesa, perché viziate dal rapporto colone-colonizzato;
- che la soluzione aostana (e piemontese) non è ritenuta giusta, ma una sconfitta;
- la negazione della parità di diritti e dignità, con il mancato riconoscimento di qualsiasi errore del passato (ma, anzi, la difesa a spada tratta di ciò che ingiustamente è stato imposto).
Sapevamo da anni con chi avevamo a che fare, ma ora abbiamo la pubblica ammissione, per di più col sapore di un’orgogliosa rivendicazione.
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