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Zanella (CAI): Qui «siamo in Italia».

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È bastato un nonnulla ieri per far cadere la maschera, a dire il vero già traballante, di Carlo Alberto Zanella (presidente del CAI sudtirolese): dopo avergli portato a conoscenza il mio commento sull’ennesima campagna italianizzatrice della sua associazione, in un baleno è passato dalla retorica ipocrita del «rispetto» — rispetto reciproco e rispetto «per la montagna» — al «siamo in Italia». E quindi (non solo) si parla italiano, ma (anche) s’hanno da italianizzare i toponimi. Il giusto diritto del conquistatore.

Screenshot da Facebook

Con questo argomento idiota, ma perfettamente in linea con la mentalità colonizzatrice evidentemente ancora onnipresente, s’implica

  • la superiorità dell’italiano e degli italiani su tutti gli altri e l’inferiorità di ogni argomento della controparte, quindi
  • l’inutilità di qualsiasi discussione e di qualsiasi intesa, perché viziate dal rapporto colone-colonizzato;
  • che la soluzione aostana (e piemontese) non è ritenuta giusta, ma una sconfitta;
  • la negazione della parità di diritti e dignità, con il mancato riconoscimento di qualsiasi errore del passato (ma, anzi, la difesa a spada tratta di ciò che ingiustamente è stato imposto).

Sapevamo da anni con chi avevamo a che fare, ma ora abbiamo la pubblica ammissione, per di più col sapore di un’orgogliosa rivendicazione.

Vedi anche: 01 02



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21 responses to “Zanella (CAI): Qui «siamo in Italia».”

  1. Wolfgang Mayr avatar
    Wolfgang Mayr

    Gut “gekitzelt” Simon. Der “Pakt mit dem Teufel” wirkt. Die Verkappten wagen sich aus der Deckung.

  2. alessandro stenico avatar
    alessandro stenico

    Caro Simon, io proprio non ti capisco più, tacci di nazionalismo i tuoi concittadini di lingua italiana che frequentano la montagna, quando gran parte di loro appoggiavano con convinzione l’allora compromesso della commissione dei sei, naufragata dal nazionalista Roberto Bizzo.
    Non sono socio del CAI, ma ho molte amicizie all’interno di quel sodalizio, e da qui a tacciarli di nazionalismo coloniale e altre negligenze, ne passa di strada, quando invece loro si battono insieme alle altre associazioni ambientaliste contro ruspe e cantieri in quota e per una pacifica convivenza.
    Gratta e gratta, un nazionalista lo trovi in tutte le associazioni di entrambi i gruppi linguistici e quali soluzioni proponi a prescindere della cancellazione di tutti toponimi nelle terre alte, anche quelli confinanti con l’Ampezzo oppure il Trentino. La tua polemica non aiuta a trovare una soluzione.

    1. alessandro stenico avatar
      alessandro stenico

      Guarda che me danno fastidio tutti gli atti vandalici in montagna sia quelli su cartelli oppure sulle cime, non solo quelli che cancellano i toponimi italiani, ma anche quelle scritte sulle Dolomiti a valenza politica, come quella ad esempio sul Catinaccio/Rosengarten (solo Rosengarten??) “fuck Meloni”, o quell’altra sulle Dolomiti “Tourist go home”, oppure quella mania sfrenata di appiccicare sia sui segnavia che sulle croci di cima adesivi delle più svariate provenienze, ricordo ancora lo scorso anno quando ero salito sulla Hammerwand poco prima delle elezioni provinciali, riusci a staccare degli adesivi che facevano pubblicità per la lista “Für Südtirol mit Widmann”, tralascio di commentare quelli a fondo patriotico che si vedono spesso.

      Atti vandalici in quota sul Gran Paradiso: la condanna del Comitato “Monveso di Forzo – Montagna Sacra”

      Il gestore del rifugio Lavaredo cancella la scritta “Tourists go home”
      Spazzola di ferro e olio di gomito per cancellare la scritta “Tourists go home”, turisti tornatevene a casa, lasciata dai vandali sul masso con le impronte fossili di dinosauro ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. Simone Corte Pause, guida alpina e giovane gestore del rifugio Lavaredo ad Auronzo di Cadore assieme a Lorenzo Quinz, ha ripulito il masso dalla scritta scoperta nei giorni scorsi dall’alpinista e atleta paralimpico Moreno Pesce durante una uscita con la storica guida alpina Lio De Nes e la guida siciliana Antonio Rizzo. Pesce, scoperto il vandalismo, aveva postato sui social un video indignato per denunciare l’accaduto. E Simone Corte Pause, durante la pulizia, ha a sua volta utilizzato un video sulle sue storie di Instagram per rassicurare Pesce: la scritta contro i turisti è stata cancellata
      https://corrierealpi.gelocal.it/regione/2024/10/08/video/il_gestore_del_rifugio_lavaredo_cancella_la_scritta_tourists_go_home-14699629/

    2. Kritischer Beobachter avatar
      Kritischer Beobachter

      Constantini polemisiert nicht, er zeigt Fehlentwicklungen auf. Es bräuchte mehr Constantinis.

      1. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Se sommo tutte le giornate trascorse in montagna in un anno superano le cento e da anni per mia scelta personale così come quella di alcuni amici utilizzo quasi sempre il toponimo più conosciuto, che il più delle volte puo essere quello tedesco, ladino o italiano nei territori confinanti.

        Da quando si è diffusa la navigazione digitale anche sui sentieri, l’indicazione dei segnavia ha perso in parte il suo significato, anche io scarico i tracks-gpx dalle piattaforme gratuite, i segnavia sono ancora sempre di aiuto, ma non più assolutamente necessari. In Sudtirolo al raffronto con la vicina Austria o con il Trentino o Veneto, ne abbiamo anche troppi, siamo viziati, non riusciamo più ad orientarci se ci spostiamo dalle nostre montagne. Anche i tempi di percorrenza sui cartelli sudtirolesi si sono adattati ad un turismo più lento diciamo quasi di massa, mentre quelli delle regioni confinanti descrivono una andatura più sportiva.
        La mia soluzione, vista la situazione di stallo a livello politico, portare nel dimenticatoio quei toponimi oramai in disuso, prima o poi si dimenticheranno completamente…

    3. Veronica Miron avatar
      Veronica Miron

      Per Alessandro Stenico :

      Sono stata di recente a Chiomonte, comune piemontese in provincia di Torino.
      Sulla piazza centrale il cartello recita (ho le foto) :
      “Plaça d’la Comuno
      Piazza Balp de Roche Brune”
      Ho cercato una versione con nome italiano e non l’ho trovata.

      Sul cartello a fianco dell’ingresso del comune :
      “Cháumont”
      – (nome del comune in occitano)

      Il nome ufficiale Chiomonte non compariva sullo stesso cartello.

      Passeggiando per il paese si incontrano le sue numerose fontane ognuna con un cartello col nome esclusivamente in occitano. Un esempio : Fountano dou Peuy.

      Non mi metto adesso a tirare fuori altri esempi in Piemonte e valle d’Aosta, ma vorrei sapere :
      come mai nessuno si erge a paladino dell’italianità di quei luoghi?

      Come mai un comune piemontese può godere dello scontato e banalissimo diritto di nominare (o rinominare quante volte gli pare e piace) un luogo che si trova sul suo territorio scegliendo un nome che i suoi abitanti trovano sia il più adatto alla sua storia e cultura?

      Come mai non possono godere dello stesso banale diritto anche i comuni che si trovano nella provincia di Bolzano?

      1. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Non conosco la realtà del comune di Chiomonte, ci sono passato forse una quanrantina di anni fa per andare a Briançon, ma conosco molto meglio la parte occitana nel Cuneese dove ho seguito molte alte vie, dal giro attorno al Monviso, alla „Alta via del re“ in valle di Gesso, alla „via del Sale“ da Limone Piemonte a Ventimiglia, ma ho anche lontani parenti di mia moglie che tengono casa in Valle Po ad Ostana, oltre ad aver svolto parte del mio servizio di leva a Cuneo.
        Di tutti questi luoghi non ho un ricordo conflittuale, per quel che riguarda il tema della toponomastica, più che altro è l’abbandono della montagna che mi ha sempre impressionato, non ci sono cartelli segnaletici manomessi, ne accesi conflitti tra occitani e gli altri piemontesi su come chiamare una cima. Il fascismo li ha lasciato altre ferite aperte come l’annessione di Briga e Tenda nel 1947 alla Francia, vedi: https://www.openstarts.units.it/server/api/core/bitstreams/9903e360-64e4-4508-a7b9-274ca986efc2/content

      2. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Die Bevölkerung der Gemeinden La Brigue und Tende (italienisiert Briga und Tenda) hat sich bei der Volksabstimmung im Jahr 1860 zu beinahe 100 Prozent für den Verbleib bei Frankreich ausgesprochen. Napoleon III. überließ sie trotzdem dem neuen Königreich Italien, weil ihn die beiden winzigen Dörfer nicht interessierten. Die Rückkehr von La Brigue und von Tende zu Frankreich nach dem Zweiten Weltkrieg war vollkommen logisch (so wie es auch für Südtirol gewesen wäre) und wird nur noch von fanatischen italienischen Nationalisten bedauert.

      3. Veronica Miron avatar
        Veronica Miron

        Alessandro, però non mi hai risposto.

        Perché in Piemonte e Valle d’Aosta hanno avuto il diritto di rinunciare ad una toponomastica italianizzante?
        Perché Sauze d’Oulx ha potuto cancellare Salice d’Ulzio? Gressoney-Saint-Jean ha potuto cancellare Gressonei San Giovanni?
        E qui invece nessun comune può fare la stessa cosa?

        Perché nessun italiano si scandalizza per i nomi in dialetto Walser delle molteplici frazioni nelle valli ai piedi del Monte Rosa?

    4. Simon avatar

      Alessandro, conoscendoti e apprezzando il tuo modo di pensare, mi dispiace particolarmente se non mi capisci. Cerco di spiegarti meglio, nella speranza che tu possa almeno comprendere se non condividere.

      Sicuramente ci saranno persone splendide nel CAI come ci saranno nazionalisti in tutte le associazioni di tutti i gruppi linguistici. Tuttavia Zanella non è un membro qualsiasi del CAI, bensì il suo presidente e quindi volente o nolente ne rappresenta la linea di pensiero. E nemmeno il CAI è un sodalizio qualsiasi, ma, pur facendo anche cose giuste per quanto riguarda l’ambientalismo, è un’associazione «nazionale», che ha approffittato del fascismo (per esempio appropriandosi dei rifugi espropriati ai suoi legittimi proprietari) e non ha mai fatto — pubblicamente — autocritica sul ruolo che ha avuto in passato. Anzi, ha sempre continuato a difendere a spada tratta ciò che il fascismo ha introdotto, a partire dalla toponomastica imposta dall’alto, quando invece sui sentieri di montagna stava già cadendo tranquillamente nel dimenticatoio. Sinceramente non capisco come si possa ignorare (o chiedermi di ignorare) un «[qui] siamo in Italia», che davvero la dice lunga sul modo di pensare di quel personaggio e per estensione dell’associazione che presiede, almeno finché non decideranno di destituirlo.

      quali soluzioni proponi a prescindere della cancellazione di tutti toponimi nelle terre alte, anche quelli confinanti con l’Ampezzo oppure il Trentino.

      Io personalmente sarei favorevole all’abolizione completa del Tolomei, ma non dei toponimi italiani storicamente fondati, come sono per esempio quelli delle zone confinanti col Trentino di lingua italiana. Nel caso dell’Anpezo parliamo di Ladinia, e troverei giusto lasciare l’ufficialità solo ai toponimi ladini (come d’altronde con la toponomastica minore si è già fatto nel Trentino di lingua ladina).

      A prescindere da come verrà risolto il problema, comunque, trovo che la soluzione vada trovata qui, democraticamente, e non appellandosi al Tolomei, a Fitto o al concetto del «siamo in Italia». Altrimenti mi si perdoni se preferisco parlare di colonialismo.

      La mia soluzione, vista la situazione di stallo a livello politico, portare nel dimenticatoio quei toponimi oramai in disuso, prima o poi si dimenticheranno completamente…

      Sarebbe bello se così potesse funzionare. Invece sia il CAI sia l’estrema destra, aiutati da certi media, fanno di tutto per evitarlo.

      Infine, anche a me gli imbrattamenti danno molto fastidio. Ma tra la subordinazione e un imbrattamento scelgo quest’ultimo. Non sono mai stato in Cina, ma presumo che lì sia tutto molto «pulito».

      1. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Caro Simon, forse il mio è stato uno scatto d’impeto e che per me la montagna è uno spazio libero … a prescindere dal proprio gruppo linguistico.. che ognuno deve affrontare rispettando i suoi pericoli, rispettando le proprie capacità, citando Mario Rigoni Stern: «Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia».
        Specialmente nelle uscite invernali con gli sci da alpinismo, non conta più di tanto il gruppo linguistico ma l’esperienza accumulata e la capacità di salvarsi a vicenda.
        Ma per tornare al presidente del CAI Alto Adige, che non conosco personalmente, ma di cui leggo spesso le sue prese di posizione per una maggiore tutela dell’ambiente alpino e che rispetto per la sua tenacia e ho trovato ammirevole la sua partecipazione insieme a Luca Calvi, Marlene Roner e Traudi Auer alla traduzione dell’autobiografia dell’alpinista Hansjörg Auer „Parete Sud“.
        Quella battuta finale “che in fondo siamo in Italia”, la considero più che altro come uno sfogo per non incagliarsi nel logorante conflitto, che non aiuta a districarsi.

        Credo che alimentare inutili illusioni su un cambiamento del tema sulla toponomastica alimenti maggiormente le destre xenofobe di entrambe le parti, chi rispetta nel suo piccolo i toponimi tedeschi, ladini o italiani, fa già un grande passo avanti.

      2. Martin Piger avatar
        Martin Piger

        Caro sign. Stenico. Le montagne, anche se a chi viene da fuori può sembrare, non sono uno spazio libero in tutto. Credo che Rigoni Stern non abbia neanche voluto dire questo. È uno spazio abitato da persone che hanno una lingua, una cultura ed una storia. Che in moltissimi casi hanno formato il paesaggio col proprio lavoro attraverso le generazioni. Che hanno dato nomi ai posti dove loro vivono. Hanno creato infrastrutture, dandole un nome. Avere rispetto per la montagna vorrebbe dire avere rispetto anche per questo. L’atteggiamento del CAI descritto dal sig. Constantini è come mettere veleno in questo discorso e non credo sia possibile andare avanti per questa strada senza che il veleno sortisca effetti se da parte del CAI non si inizia a cambiare atteggiamento di fondo. Il tema della toponomastica del resto non è un tema delle destre xenofobe ma dovrebbe essere un tema per chi vuole veramente la convivenza, convivenza che nasce dal rispetto. Non vale l’argomento per i toponomi italiani inventati di sana pianta che sarebbe ingiusto toglierli perche gli italiani intanto si sono abituati e affezionati a loro. Sarebbe come dire che mi sarei abituato a prevaricare allora è più giusto che vada avanti nella prevaricazione.
        Chi non capisce questo non è ancora arrivato alla consapevolezza della gravità del introduzione e mantenimento del prontuario tolomeiano. Uno scempio culturale di prima qualità, gia descritto nella sua giusta dimensione dal professor Rasmo negli anni 50 del secolo scorso.

      3. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        Miei cari signori qui quasi mi accusate di sostenere l’opera di italianizzazione forzata dei toponimi locali, ma forse non mi conoscete, io da anni utilizzo per principio tutti toponimi tedeschi, ladini o italiani nelle zone di confine, guardate il mio blog: https://snow-power.it/ ????
        Non devo assolutamente giustificarmi, la mia condotta morale è sempre stata di antifascista, la storia dei miei genitori, opzioni e morte di nonni e zii al fronte in Russia, Norvegia, Romania, Germania, ecc. serve il patentino di purezza ???, ma volete prendermi per i fondelli ??

        La mia posizione la ho esposta abbastanza chiaramente, non vedo spiragli per modificare la legislazione che possa permettere un repentino cambio della toponomastica, si può parlarne finché volete, ma attenzione eviterei di alimentare inutili illusioni !!!

      4. Simon avatar

        Caro Alessandro, io senz’altro non ti accuso. Anzi, pur non essendo al 100% d’accordo con te per quanto riguarda le modalità da seguire (e per quanto riguarda il giudizio su Zanella), penso che pochi abbiano la tua credibilità per parlare di questo tema.

      5. Martin Piger avatar
        Martin Piger

        Caro sig. Stenico, Lei mi ha frainteso. Non intendevo attaccare ne la Sua onorabilità nè la Sua buona fede di quanto da Lei qua scritto sull’argomento.. Unicamente volevo dire che mi sembra impossibile il rispetto per la montagna se si crede di poter chiamarsi fuori sulla questione dei toponomi, anche se in buona fede. Credo non basti il proprio personale uso o disuso. Non si tratta neanche di fomentare false illusioni sull’abolizione di falsi toponomi creati dall’odio senza fondamenta storiche. Serve però il costante ricordo quanta devastazione queste scelte politiche hanno creato e ancora creano nei cuori delle persone. Serve lavorare per creare una consapevolezza su quanto queste scelte comportano. Mia mamma durante le liti in famiglia diceva sempre: “non litighiamo, allora stiamo bene.” Ebbene, dopo tanti problemi familiari non risolti o risolti male e dopo qualche psicoterapia posso dire che questa via non funziona, nè nelle famiglie e nemmeno nelle faccende più grandi. È la consapevolezza delle cose e la continua ricerca di soluzioni vere a farci stare bene, anche se queste soluzioni sembrano impossibili da realizzare o troppo lontane in un’incerto futuro.

      6. Veronica Miron avatar
        Veronica Miron

        Per Alessandro Stenico :

        Non capisco se la mia domanda possa essere stata da te percepita come offensiva. Se così fosse, non mi resta che scusarmi.

      7. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Anstatt sich auf seine gefallenen Vorfahren zu berufen, die in Frieden ruhen mögen, täte Herr Stenico gut daran, die extrem nationalistische Haltung des CAI-Präsidenten Zanella dezidiert zu verurteilen, anstatt sich wie die Katze um den heißen Brei davor zu drücken.

      8. alessandro stenico avatar
        alessandro stenico

        „Diese ganze Diskussion begann nach den Löscharbeiten an einigen Wegweisern“
        für mich ging es um dieses Thema und nicht um den Kommentar des Herrn Zanella.

        Herr Staffler
        wir sind beide Brixner, ich habe sie nie einmal auf einen hören Wanderweg oder Gipfel in unsere Umgebung getroffen. Beide Brixner Alpine Vereine AVS und CAI, sowie die Bergrettung des AVS und CAI kooperieren zusammen. Jedes Jahr gibt es eine gemeinsame Bergtour und die Atmosphäre ist gelassen und freundlich. In unsere Wander und Skitourengruppe sind alle willkommen, abgesehen von der Herkunft, also deutsch und italienischsprachige Südtiroler, aus andere Nachbarprovinzen, aus dem Ausland, wichtig sind die Grundkenntnisse der Sportart zu beherrschen und der gegenseitige Respekt muss -dasein, die meisten aus Südtirol sind zweisprachig, bei Trientner sowie ihre Partnerin wird Italienisch gesprochen, bei den türkischen oder russischen Skitourenfreunde wird Englisch gesprochen.

        Die Brixener sind tolerant und wollen keine neue ethnische Auseinandersetzung, meine Einstellung zum Thema „Toponomastik“ ist nicht die gleiche wie die von Herrn Zanella, das habe ich wohl klar bewiesen, aber deswegen möchte ich nicht die Freundschaft zu den Alpinisten und Skitourenfreunde des CAI missbrauchen und für mich ist jetzt Schluss mit dieser Diskussion .

        Ich danke den anderen Diskussionsteilnehmer für die sachliche Auseinandersetzung.

      9. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Herr Stenico, ich bin regelmäßig mit dem Alpenverein unterwegs, nach den Höhentouren der vergangenen Jahre nunmehr meines fortgeschrittenen Alters wegen meistens mit den Senioren, so dass wir uns am Berg nie begegnet sind. Dass sich der CAI in jüngster Zeit, wohl wegen seines Mitgliederschwundes, beim AVS anbiedert und auf gemeinsame Aktivitäten drängt, ist mir bekannt. Das ändert aber nichts daran, dass der CAI, wenn ihm aufrichtig an einem guten Verhältnis gelegen wäre, sich auch einmal für die vergangenen Untaten entschuldigen könnte. Der CAI Brixen betrachtet z.B. die Plosehütte, die vom Brixner Alpenverein erbaut und vom faschistischen Regime entschädigungslos enteignet, also geraubt worden war, als sein rechtmäßiges Eigentum. Ich bin deswegen schon von Brixner CAI-Mitgliedern beleidigt worden, weil ich mir erlaubt hatte, darauf hinzuweisen. Hauptargument des CAI ist natürlich immer das bekannte “siamo in Italia”, wenn es an anderen Argumenten fehlt. Zu einer sachlichen Diskussion gehört aber vor allem eines: Ehrlichkeit!

      10. Veronica Miron avatar
        Veronica Miron

        Ich denke Alessandro hat recht. Wir können nicht erwarten, dass er sich gegen den CAI stellt. (oder gegen Zanella).

        Wir müssen versuchen diese Leute zu verstehen und sie auf unsere Seite zu gewinnen.

      11. Hartmuth Staffler avatar
        Hartmuth Staffler

        Niemand verlangt vom Herrn Stenico, dass er sich gegen den CAI stellt. Eine Verurteilung der faschistischen Aussagen seines Vereinschefs und ein Eingeständnis, dass der CAI immer noch die vom faschistischen Regime dem Alpenverein enteigneten und dem CAI übertragenen Immobilien als rechtmäßiges Eigentum betrachtet, wäre für ein besseres Verhältnis hilfreich, eventuell auch ein Verzicht darauf, die dem Alpenverein geraubten Schutzhütten nach faschistischen Kriegsverbrechern (z.B. Locatelli) zu bezeichnen. Aber das ist wohl zu viel verlangt.

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