La televisione pubblica italiana ha prodotto una nuova serie ambientata in Sudtirolo che non ha mancato di sollevare polemiche per il suo pressappochismo. In particolare, non solo non contribuisce a smorzare i pregiudizi di stampo nazionalista che aleggiano su questa terra, ma non ha nemmeno un effetto «neutro» — bensì a sua volta alimenta e attivamente conferma tutta la narrazione e gli atteggiamenti tossici del peggior colonialismo.
Basti pensare che nella stessa presentazione della serie si afferma che chi arriva in Sudtirolo, per via dei cartelli scritti in tedesco, crede di essere in Germania. Questo è il pensiero nazionalista portato alle estreme conseguenze, in quanto oltre a non concepire una lingua diversa dall’italiano in una zona sotto giurisdizione dello stato italiano, associa il tedesco (solamente) alla Germania — e non all’Austria o alla Svizzera plurilingue, realtà molto più affini al Sudtirolo, ma non così chiaramente connotate in senso «nazionale».
Inoltre, nella serie si corrobora anche l’opinione secondo cui «siamo in Italia» e quindi si parla italiano, se non altro nei rapporti con gli uffici pubblici. Non se ne esce.
Ritenere tutto ciò di poca importanza potrebbe essere sciocco, anche a fronte del nazionalismo ormai dilagante e all’ignoranza diffusa sul Sudtirolo e sulle minoranze linguistiche in genere.
È stato scritto che una fiction per definizione ha i suoi limiti, ma se questo è vero è vero anche che — per fare qualche esempio — fortunatamente oggi sarebbe difficile immaginare una serie che, a maggior ragione se prodotta da un’emittente pubblica, diffonda apertamente stereotipi e pregiudizi su una minoranza di tipo sessuale, sulle donne o sugli immigrati. O che dire di un bel film Western che ancora una volta esprimesse un’interpretazione razzista delle comunità indigene?
Se poi la fiction fosse cofinanziata da un ente pubblico di riferimento della comunità diffamata, come nella fattispecie l’IDM, società pubblica sudtirolese, la cosa diventerebbe perfino grottesca.
Ormai però, evidentemente, qui basta «vendere», a prescindere dalla sensibilità delle persone coinvolte. Nationalism sells.
Tanto poi basterà riassegnare un incarichetto risolutivo.
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