[P]ochissimi oggi riescono a ricostruire, a ricollegare quel filo conduttore che lega le squadre di azione fasciste degli anni ’20 in Italia, la strage di Torino, la strage di Brandimarte di Torino, con i campi di concentramento in Germania — e anche in Italia, perché non sono mancati anche in Italia, questo non molti lo sanno — e il fascismo di oggi, altrettanto violento, a cui manca soltanto il potere per ridiventare quello che era. Cioè la consacrazione dei privilegi della disuguaglianza.
Non Le sembra che in Italia il ricordo di Auschwitz si sia assopito?
È probabile che in Italia sia meno pesante che non in Germania, per la ragione vorrei dire geografica o storica, che la strage — perché è stata una strage notoriamente, sulla scala dei milioni, non è vero? — è avvenuta localmente in Germania e non in Italia, e questo ha concesso alla maggior parte degli italiani di trovarsi un alibi facile. Cioè: ‘Queste cose le hanno fatte loro, non le abbiamo fatte noi’. Ma le abbiamo cominciate noi. Il nazismo in Germania è stato una metastasi di un tumore che era in Italia. È un tumore che ha condotto alla morte la Germania e l’Europa… vicino alla morte insomma, al disastro completo. E non sono soltanto i quattro milioni e mezzo di Auschwitz, ma sono i sei o sette milioni di vittime ebree e sono i 60 milioni di morti della seconda guerra mondiale che sono il frutto del nazismo e del fascismo. Questa è una cosa che io personalmente non posso dimenticare per motivi evidenti, ma vorrei che anche gli altri — dico altri tra virgolette, insomma, tutti quelli che non sono stati in un lager, in un campo di concentramento — le ricordassero e le sapessero. Cioè che il lager, Auschwitz, era la realizzazione del fascismo, era il fascismo integrato, completato. Aveva quello che in Italia mancava, cioè il suo coronamento.
– Primo Levi, intervista Rai del 25 gennaio 1975. Trascrizione mia.
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