di Fabio Rigali
In questi giorni rilevo un certo interesse mediatico nei confronti dei partiti di opposizione: si parla del loro successo di iscrizioni, ma non solo. Oggi, ad esempio, c’è stata la presentazione di un’autorevolissima statistica: ben lo 0,1% della popolazione è stata interrogata sul suo gradimento della secessione. Ebbene, il 56% della popolazione tedesca e ladina si è detta favorevole e questo assicura, in un’ipotetica votazione, un sensazionale risultato complessivo del 40% circa: una vittoria epocale secondo alcuni; una sconfitta piuttosto netta, secondo la matematica. Il fatto che il 100% della popolazione italiana interrogata abbia risposto di essere contraria rende di fatto superflua un’ulteriore analisi delle cause dell’insuccesso. Ma non sono questa le considerazioni principali che mi impongono un breve commento: lo studio è stato commissionato proprio in occasione dei 50 anni della Feuernacht ed a corollario dello stesso si aggiunge che occorre sbrigarsi, perché ci troveremmo di fronte all’ultima occasione utile per esercitare la Selbstbestimmung.
Questo argomento dell’ultimo momento non è affatto nuovo ed, assieme alla ricorrenza storica, offre lo spunto per una doverosa riflessione: se oggi siamo agli sgoccioli, quando sarebbe stata possibile la Selbstbestimmung? Ecco un brevissimo excursus storico: durante il fascismo e la guerra, la secessione era semplicemente un suicidio: Mussolini e Hitler ci avrebbero massacrati senza pietà; durante la guerra fredda era pura follia, perché avrebbe potuto portare ad un’escalation mondiale; per tutti gli anni ’90 le frontiere erano ancora delle fortissime linee di demarcazione fra Stati poco comunicanti tra loro. In più dal principio e fino a pochi anni fa in Sudtirolo, la situazione interna ed i rapporti tra i gruppi linguistici erano all’insegna della diffidenza, quando non dell’ostilità: la guerra civile era una possibilità reale. Quando sarebbe stata dunque possibile la Selbstbestimmung? Solo oggi; e solo a patto che si lavori nell’alveo del dialogo e si ottenga la fiducia di tutti i gruppi. Ci troviamo perciò nel primo momento utile, non nell’ultimo, perché prima era semplicemente un progetto folle. Questo si vede anche dal fatto che occorra più che mai rimboccarsi le maniche, invece di insistere sugli argomenti del passato.
Ecco dunque una piccola riflessione per i 50 anni della Feuernacht: oggi, per quanto il raggiungimento dell’indipendenza sia un cammino lungo e per nulla scontato, vi siamo immensamente più vicini di quanto non lo fossimo negli anni ’60, nonostante all’epoca si usassero “metodi” a dir poco spettacolari. Le condizioni oggettive che impedivano questo processo oggi non ci sono più o possono essere ragionevolmente superate. Tutto questo, però, non lo dobbiamo alla strategia della tensione, ma unicamente alla pacifica situazione internazionale ed alla pacifica convivenza interna. Prendiamone finalmente piena coscienza e non sprechiamo l’occasione!
Scrì na resposta