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»Heimat.«

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Gemeinsam mit anderen Vereinen beteiligt sich auch heimat Brixen · Bressanone · Persenon an einer Veranstaltung, die am 1. und 2. Juni unter dem — vielsagenderweise einsprachigen — Motto 150 anni Unità d’Italia in der Bischofsstadt stattfindet.

Satzungsgemäßes Ziel der heimat, die ich für einige ihrer Initiativen sehr schätze, ist es

die kulturelle, historische und soziale Entwicklung der Stadt und ihres Umfeldes aufzuzeigen und den Blick auf eine nachhaltige Zukunft zu öffnen.

Sie ist zudem

überparteilich, sprachgruppenübergreifend, unabhängig und versteht sich als Plattform für Information, Diskussion und Handeln im interesse öffentlicher Belange.

Ihrem Selbstverständnis nach ist »heimat« ein interethnischer, dem Zusammenleben verpflichteter Verein.


Interessante Programmpunkte der Veranstaltung sind am 2. Juni das Hissen der Fahne (um 10.00 Uhr), die Fotoausstellung Storia del Tricolore, das Konzert der Militärfanfare Gries, die Segnung des Wimpels eines Militärvereins (ANA Bressanone) und das Absetzen der Fahne (um 18.45 Uhr).

Im Jahr der nationalen Einheit ist das Scham- und Selbstwertgefühl der Südtiroler am absoluten Tiefpunkt angelangt. Ich gewinne den Eindruck, dass sich die paradoxe Ansicht Bahn bricht, ein friedliches Zusammenleben sei nur durch die volle Akzeptanz der nationalstaatlichen Logik und der damit zusammenhängenden Symbolik — einschließlich des Militärs — zu erreichen. Teilweise sind es dieselben Personen, die vor einem Jahr die Feierlichkeiten um Andreas Hofer verteufelt haben, welche sich heute mit großer Freude dem Nationalstaat um den Hals werfen.

Cëla enghe: 01 02 03



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Comentârs

28 responses to “»Heimat.«”

  1. fabivS avatar
    fabivS

    Sì, che poi la data del 2 giugno, che idealmente dovrebbe celebrare la nascita della Repubblica nata dalla Resistenza ed il processo democratico ad essa connesso, da oltre 60 anni viene ormai utilizzata come vetrina per le forze armate. Ricordo le prese di posizione fortemente contrarie al militarismo delle parate di alcuni ambienti della sinistra (quando ancora era al governo) e le solite defezioni leghiste.
    Ma in Sudtirolo, proprio per non destare il sospetto che esistano delle motivazioni “etniche” di fondo, bisogna evidentemente partecipare attivamente…

  2. pérvasion avatar

    Sul fatto che la nascita della Repubblica, al pari della Liberazione, sia una ricorrenza da festeggiare, non ho nulla da eccepire. Anzi.

    Quel che contesto invece è il modo in cui — come ha ben descritto Fabio — tradizionalmente si svolgono i festeggiamenti del 2 giugno (parate militari), e, più specificamente, il taglio «nazionalista» (e per nulla autonomista) che si è dato alla manifestazione di Brixen. Più in gernerale però mi stupisce che proprio quei sudtirolesi e quelle associazioni che si dicono al servizio della convivenza sempre più spesso (in modo implicito o esplicito) non considerino un problema l’adesione alla «nazione», e, anzi, a volte arrivino perfino a vedere nella subordinazione a un concetto talmente inadeguato (e superato) la possibile soluzione dei nostri problemi.

  3. Hartmuth Staffler avatar
    Hartmuth Staffler

    Der Verein Heimat hat bereits eine sinvolle Veranstaltung zum “150-Jahr-Jubiläum Italiens” (richtiger wäre zur “Ausrufung des Königreiches Italien vor 150 Jahren”) abgehalten, nämlich eine Podiumsdiskussion, bei der verschiedene Aspekte dieses historischen Datums beleuchtet werden konnten. Um so mehr wundert es mich, dass man sich jetzt ganz unkritisch an einer Veranstaltung beteiligt, die klar nationalistische Züge trägt. Es ist doch kurios, dass man die “150jährige Einheit Italiens”, also den Beginn der italienischen Monarchie, genau an dem Tag feiern will, an dem diese mit dem Faschismus kompromittierte Monarchie am 2. Juni 1946 mit einem Referendum wieder abgeschafft wurde. Für Südtirol gibt es überhaupt nichts zu feiern. Wir waren bei der Ausrufung des Königreiches Italien ebenso wenig dabei wie bei seiner Abschaffung, weil wir am Referendum vom 2. Juni 1946 nicht teilnehmen durften. Darauf hinweisen möchte ich noch, dass laut Programm der Feier am Domplatz auch die Bürgerkapelle Gries ein Konzert gibt. Von der Bürgerkapelle Gries wurde mir versichert, dass sie nicht einmal kontaktiert wurden. Es handelt sich daher um einen plumpen Schwindel.

  4. fabivS avatar
    fabivS

    Für Südtirol gibt es überhaupt nichts zu feiern.

    Infatti: perchè è arcinoto che la maggior parte dei sudtirolesi se la passassero molto meglio sotto il fascismo… no?

    Siamo seri, signor Staffler, credo che, se per ovvi motivi ogni europeo debba lusingarsi per la caduta del muro, la riunificazione della Germania e per ogni altro passo che abbia portato verso una maggior democratizzazione ed avvicinamento dei paesi europei, non trovo contraddizione nel fatto che un Sudtirolese si rallegri per la nascita della Repubblica; meno che mai quelli che sono convinti che il processo democratico possa portare il Sudtirolo ad un futuro diverso da quello attuale…

  5. ko avatar
    ko

    Komischerweise fällt gerade in Brixen der italienische Nationalismus auf sehr fruchtbaren Boden. Mich würde interessieren woran das liegt.

    Die Meinung daß ein friedliches Zusammenleben nur im Staat Italien möglich ist wird auch von der großen südtiroler Volkspartei immer wieder vertreten. An sich reiner Betrug am Wähler/Bürger!

  6. Hartmuth Staffler avatar
    Hartmuth Staffler

    @ fabivS
    Mit dem Referendum vom 2. Juni 1946 endete in Italien nicht der Faschismus (das wird zu Recht am 25. April gefeiert), sondern es wurde die mit dem Faschismus kompromittierte italienische Monarchie beendet. Wenn die Italiener sich freuen wollen, weil sie keinen König mehr haben, sondern eine Republik, so sollen sie es gerne tun. Ich bin auch überzeugter Republikaner und kann den Italienern zu dieser Wahl nur gratulieren. Für Südtirol gibt es deswegen nichts zu feiern, weil wir an diesem Referendum nicht teilnehmen durften und gegen unseren erklärten Willen bei diesem Staat bleiben mussten, der bei uns zunächst an der faschistischen Politik festhielt. Demokratisch ist das nicht und zum Feiern schon gar nicht.

  7. gadilu avatar
    gadilu

    Sono appena reduce dalla manifestazione “incriminata”. Ero seduto accanto a Klaus Vontavon (che poi è anche un mio carissimo amico) e dunque ho potuto studiare il “caso” da molto vicino. Bene, sono lieto di poter fugare i timori e i tremori dei lettori di BBD. Klaus ha dato il suo contributo leggendo un breve testo (redatto in due lingue) che aveva come focus una considerazione più che condivisibile: la celebrazione dell’unità  repubblicana (e della costituzione, come sua carta fondante) ha un senso come riflessione sulla prima tappa di avvicinamento a una unità  d’ordine più vasto, un’unità  nella quale le attuali nazioni possano fondersi perdendo la loro preminenza. Questa marcia si è messa in movimento dalla Francia, con l’affermazione dei diritti fondamentali dell’uomo, e proprio nel riconoscimento di un’umanità  universale (non travestita da nessuna uniforme nazionalistica) dobbiamo vedere un traguardo a cui puntare. In sintesi: ogni particolare tende all’universale.

    Avrei potuto sottoscrivere ogni parola di Klaus (il cui intervento, ripeto: per oltre metà  letto in tedesco, è stato applaudito da tutti). Conto di pubblicarlo quanto prima sul mio blog.

  8. pérvasion avatar

    @gadilu:

    A mio avviso gli stati nazionali non possono essere considerati il primo passo verso l’unificazione europea, ma (se proprio vogliamo generalizzare) il primo passo verso il razzismo e due guerre mondiali. Se ci sarà  un’unificazione europea che non si basi sul principio «nazionale», questo avverrà  nonostante e non grazie alla nascita degli stati nazionali.

    Ad ogni modo l’adesione a una manifestazione che vuol unire i Sudtirolesi sotto i simboli nazionali — assieme alle affermazioni di Karl Kerschbaumer pubblicate negli ultimi giorni — non può che essere un passo nella direzione sbagliata.

    @fabivS:

    totalement d’accord

  9. gadilu avatar
    gadilu

    @ pérvasion

    È un tuo punto di vista del tutto opinabile.

  10. pérvasion avatar

    Du willst mir (uns) tatsächlich weismachen, dass die Zugehörigkeit zu einer Nation ein Schritt in Richtung europäische Einigung — in Richtung Auflösung der Nationen — ist?

  11. gadilu avatar
    gadilu

    Sì. Come sai (?) è una delle possibili e legittime linee interpretative del pensiero di Mazzini. L’unificazione nazionale come “prologo” all’unificazione europea (che ovviamente può essere solo un momento successivo in quanto corrispondente a un principio di unificazione progressivo e SUPERIORE). Che la costituzione degli stati nazionali abbia potuto generare anche il nazionalismo è del tutto evidente (ogni cosa ha la natura di un pharmakon: rimedio e veleno zugleich). Neppure la costituzione di uno stato federale europeo, per esempio, potrebbe escludere il rischio dell’eurocentrismo.

  12. pérvasion avatar

    Se mi dicessi che l’aggregazione di piccole regioni e la creazione di entità  sempre più vaste può essere visto come prologo all’unificazione continentale (o mondiale) non avrei nulla da eccepire. Ma l’unificazione secondo criteri nazionali non «può» generare il nazionalismo: lo genera e se ne nutre. E se avessi qualche dubbio basta guardare alla storia. Insomma, se Mazzini poteva ancora crederci, noi, oggi (a posteriori) sappiamo che se l’intento era quello, è stato senza dubbio fallimentare. L’acqua sporca di Žižek non solo esiste, ma è preponderante. Affermare che organizzando gli alzabandiera e/o aderendo alla nazione italiana contribuiamo al superamento della nazione, oggi, è totalmente insensato. (Sì, è un’opinione, come il 99% di quello che consideriamo politica).

  13. gadilu avatar
    gadilu

    Simon, l’intento è stato fallimentare (eccome!), ma il discorso di Žižek è riproducibile per ogni grado della scala (esiste anche un “micronazionalismo”, deleterio quanto il “nazionalismo”). Se partiamo dal punto di vista che il criterio dell’unificazione europea sia progressivo (da entità  unificate più piccole a entità  unificate più grandi), la costituzione delle nazioni può ANCHE essere visto come il primo passo in quella direzione. Dipende dalla politica operare in tal senso. Sono ovviamente d’accordo nel ritenere che allo stato attuale questa via sia battuta con scarsa convinzione. Ma io non vedo come la disgregazione degli attuali stati nazionali possa rappresentare un passaggio più facile in direzione dell’unificazione europea (la moltiplicazione delle entità  amministrative non si concilia con la semplificazione che un simile principio presupporrebbe).

  14. gadilu avatar
    gadilu

    Ecco. Qui il testo di Klaus Vontavon letto ieri sera. Ovviamente Klaus non ha partecipato (né ieri, né oggi) a nessuna cerimonia di “alza bandiera”.

    Heimat e Unità d’Italia

  15. pérvasion avatar

    esiste anche un ”micronazionalismo”, deleterio quanto il ”nazionalismo”

    Deshalb ist mir ja das Wie viel wichtiger als das Ob.

    Ma io non vedo come la disgregazione degli attuali stati nazionali possa rappresentare un passaggio più facile in direzione dell’unificazione europea (la moltiplicazione delle entità  amministrative non si concilia con la semplificazione che un simile principio presupporrebbe).

    Forse se non considerassi l’unificazione europea un processo lineare, tantomeno una «semplificazione» (non può essere quello il fine) sarebbe più facile capire. L’aggregazione secondo principi «nazionali» è antitetica alla costruzione europea, le regioni (sempre che non seguano anch’esse l’idea di nazione, su scala ridotta) invece no.

  16. gadilu avatar
    gadilu

    Io considero l’unificazione (europea, ma anche nazionale) un processo nel quale le identità  più ristrette vengono depotenziate a favore di identità  più larghe. In questo senso non è di per sé più difficile che ciò possa essere raggiunto a partire da una decostruzione dell’appartenenza nazionale rispetto a una simile decostruzione dell’appartenenza regionale. Insomma: se il fine che ci proponiamo è quello dell’unificazione europea (e penso che su questo siamo d’accordo) non è tanto rilevante concentrare la nostra attenzione sul punto di partenza (nazioni o regioni), quanto su quello di arrivo. Ecco perché io considero le rivendicazioni autodeterministiche un Umweg e non una scorciatoia.

  17. pérvasion avatar

    Sei libero di considerare l’indipendentismo un Umweg. Io lo considero un contributo alla decostruzione del concetto nazionale (perché il mio modello di Unione Europea non è quello di un gigante che azzeri le diversità  regionali). Ma questi sono effettivamente dei punti di vista opinabili.

    Però stiamo perdendo di vista il punto della questione: Se siamo d’accordo che il traguardo sia l’unificazione europea attraverso la decostruzione del concetto «nazionale», che senso ha aderire a dei festeggiamenti che hanno un chiaro taglio «nazionalista», perfino «militarista»? Perché la manifestazione è quella lì…

  18. gadilu avatar
    gadilu

    Ieri sera non c’era traccia né di un taglio “nazionalista”, né tanto meno “militarista”. C’era: un gruppo vocale – Il gruppo Plose – che si è esibito in canti di montagna (non sono un esperto, mi parevano canti di montagna). Due persone che hanno parlato 1) del fenomeno del brigantaggio 2) delle repressioni compiute dai “piemontesi” al sud e della difficoltà , ancora oggi, di avere un paese unito. Poi c’erano dei ragazzi della scuola che hanno letto e commentato 5 articoli della costituzione (con accompagnamento musicale: chitarra elettrica). E poi ovviamente c’era Klaus che ha fatto quel discorso lì che ho postato sul mio blog. Molto semplicemente: il post che hai scritto sopra non ha alcuna aderenza ai fatti (per carità , può capitare).

  19. fabivS avatar
    fabivS

    Boh, ho i miei motivi per ritenere che l’unificazione nazionale sia un processo che sia storicamente andato contro il regionalismo e contro l’europeismo. L’identità  nazionale è semplicemente qualcosa di troppo ingombrante, che non permette un dialogo tra territori simili e col continente;
    poi gli storici fra qualche secolo diranno, col benestare di Gadilu, che la formazione degli stati nazionali è stata la cusa delò processo di unificazione europeo, sulla base del fatto che c’è una prosecuzione cronologia (con però un secolo di deciso arresto pieno dei peggiori conflitti). Si dirà , dal piccolo al grande… una spiegazione lineare e seducente.

  20. pérvasion avatar

    Molto semplicemente: il post che hai scritto sopra non ha alcuna aderenza ai fatti (per carità , può capitare).

    Prendo atto che la serata non aveva nulla a che fare con il resto della manifestazione, né con l’invito…

    …né con questo: [1] [2] [3].

  21. fabivS avatar
    fabivS

    2. Juni 1946 endete in Italien nicht der Faschismus (das wird zu Recht am 25. April gefeiert)

    Se vogliamo essere proprio così precisi, il fascismo crollò in Italia nel 1943, il 25 luglio e fu subito messo fuori legge… in seguito all’occupazione nazista si riorganizzò, nella RSI, ma si trattava di una situazione completamente diversa rispetto al Ventennio.
    La mia era comunque non più di una battuta sarcastica…

    Für Südtirol gibt es deswegen nichts zu feiern, weil wir an diesem Referendum nicht teilnehmen durften

    Ho difficoltà  ad immaginarmi gli sviluppi successivi della situazione sudtirolese al di fuori del contesto democratico repubblicano: anche se è vero che le perfide politiche nazionaliste andarono avanti almeno per tutti agli anni ’60, la situazione dopo il 1972 appare decisamente migliore di quella prima del 1946.
    E’ vero che i sudtirolesi non poterono esprimersi nel referendum. D’altra parte non presero nemmeno direttamente parte alla riunificazione della Germania, eppure pochi anni fa, pareva che tutti (io in primis) guardassero con simpatia alla ricorrenza.
    Da quel che so, pare tra il resto che il 1946 sia una data importante per tutte le donne sudtirolesi che, anche se per uno stato “straniero”, si trovavano allora a votare per la prima volta! Non dico con questo che occorra sottoporsi all’overdose di parate e retorica nazionalistica che avvolgono le celebrazioni (a me fanno francamente ribrezzo), ma forse non sarebbe pretendere troppo aspettarsi qualcosa di più che un lapidario “für Südtirol gibt es nichts zu feiern”…

  22. Sandro avatar
    Sandro

    Nell’ambito dei festeggiamenti, ho approfittato dell’occasione per visitare il giardino vescovile e la mostra di Federico Zevi nel palazzo vescovile. Ho seguito la visita guidata ai giardini, ma non ho trovato il tempo per quella guidata alla mostra di Zevi, mi hanno raccontato che è riuscita molto bene. In piazza suonava la fanfara dell’associazione nazionale alpini di Gries. Mi direte i soliti militaristi, per caso conosco dei musicisti della banda, assolutamente persone di buon senso, quella che conosco, persona di sinistra che per di più non ha svolto il servizio militare di leva. Non frequento l’ambiente delle bande, ma probabilmente a Bolzano, l’ana o la mascagni offrirà  la possibilità  di suonare. Non mi permetto di giudicare alcuna banda o Bürgerkapelle. Non ho assistito all’alzabandiera, non me ne importa un fico secco, le bandiere non sono mai state il mio forte, le uniche che ho posseduto era quella della pace e quelle di preghiera tibetane. Ma non mi scandalizza se qualcuno si diverte, ricordando alcuni attimi della propria esistenza trascorsi in giovane età  in compagnia di persone provenienti dalle più disparate località  della nazione. Il servizio di leva che ha fatto perdere a molti un anno della propria esistenza, ha d’altra parte avvicinato persone di origini e provenienze più disparate. Sono nate spesso amicizie tra sudtirolesi con piemontesi, lombardi, veneti, che hanno superato gli steccati etnici e che sono rimaste intatte dopo decine di anni. Spesso sudtirolesi della mia generazione, mi raccontano dei loro amici con cui ancora si ritrovano, situazioni che sono cambiate nelle giovani generazioni. Dalla mia esperienza posso senz’altro affermare che non per tutti i sudtirolesi di madrelingua tedesca, il servizio di leva era visto come un trauma. Insomma volevo affermare che alla festa non si respirava assolutamente un’aria nazionalista di contrapposizione, era una festa come tutte le altre, tranquilla.

  23. pérvasion avatar

    Caro Sandro, non dubito minimamente che la visita al giardino vescovile o la mostra di Federico Zeri fossero interessanti, e non pensavo nemmeno che si respirasse un’aria di contrapposizione, anzi. Quel che contesto è il tentativo di collegare la convivenza alla «nazione», il che porta a una concezione riduttiva del nostro territorio, di subordinazione a princà­pi alieni. Se il modello fosse quello dovremmo trasformarci in italiani di lingua tedesca (ladina, italiana…) invece di perseguire l’ideale del sudtirolese indiviso.

    È chiaro che si possa partecipare all’alzabandiera o meno, ma intanto l’adesione di heimat è a una manifestazione che ha quella connotazione lì. Si trattasse di una celebrazione del repubblicanismo (e basta) non avrei nulla da ridire.

    Per capire qual’è l’atteggiamento che osteggio, basta rileggersi l’editoriale di Vontavon.

  24. pérvasion avatar

    Machen wir mal wieder einen kleinen Vergleich: Wenn Eva Klotz vor Burschenschaftern spricht, »legitimiert [sie] sie« (Pallaver laut aktueller ff). Ich teile diese Meinung.

    Wenn sich ein Verein an einer Veranstaltung beteiligt, sie sogar mitorganisiert, legitimiert er aber ebenfalls die Idee, die dahintersteckt. Offensichtlich hat heimat (ein Verein, den ich sonst sehr schätze, das wiederhole ich) kein Problem damit, eine Veranstaltung zu unterstützen, deren Hauptteil von einem »Alzabandiera« umrahmt wird und auch sonst einen eindeutigen Beigeschmack hat.

  25. gadilu avatar
    gadilu

    Invece di interpretare tanto, perché non ti confronti con il testo di Vontavon che ho postato? Io penso che si tratti di un intervento INECCEPIBILE anche e soprattutto all’interno della cornice in cui è stato pronunciato. Veramente, era difficile essere così limpidi. E un’altra cosa che dimentichi: valutare POSITIVAMENTE l’appartenenza del Sudtirolo all’Italia non è qualcosa che proietti chi lo fa ipso facto all’interno del recinto “nazionalista”.

  26. pérvasion avatar

    Il testo è buono e degno di heimat, tra l’altro è molto più differenziato rispetto a come lo hai riassunto tu (stati nazionali passo importante verso l’unificazione). A maggior ragione mi chiedo se fosse necessario sostenere una manifestazione del genere — ma sono sempre più convinto che si tratti d’un incidente di percorso, magari indotto dalla volontà  di compiacere «gli altri».

  27. pérvasion avatar

    Mi piace molto questo passaggio:

    Heimat ist etwas anderes als Vaterland. Für uns ist Heimat der Ort, an dem wir uns einbringen können, wo wir teilhaben am sozialen und politischen Leben, so hat es Susanne Elsen beim Vortrag zu unserer Mitgliederversammlung erläutert und hat uns damit aus dem Herzen gesprochen.

  28. pérvasion avatar

    Ich hatte gestern im Anschluss an den Diskussionsabend die Gelegenheit, in lockerer Atmosphäre einige Worte mit Klaus Vontavon zu wechseln und auch kurz über die Feier vom 1./2. Juni zu sprechen. Er hat dabei die Linie verteidigt, an gewissen Veranstaltungen auch dann teilzunehmen, wenn er sich mit einigen Dingen nicht einverstanden oder sogar unwohl fühlt, um mit den Leuten dort in einen Dialog zu treten. Dass — zum Beispiel — der AltoAdige die Sache auf seine Weise ausgeschlachtet hat, ist dann wohl ein notwendiges Übel. Obwohl ich der Auffassung bleibe, dass eine gewisse Abgrenzung nötig ist, kann ich Herrn Vontavon nach diesem Gespräch nur die besten und edelsten Absichten unterstellen. Meines Erachtens hätte man dann jedoch — und das bleibt ein Kritikpunkt — seinen (nach Herrn Vontavons Aussage durchaus vorhandenen Dissens) gegenüber der Fahnensymbolik (usw.) offensiver mitteilen und nach außen tragen sollen. Im Sinne des Dialogs.

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