Mentre s’avvicina la ricorrenza dell’unità d’Italia (17 marzo) istituzioni e organizzazioni fanno a gara per improvisare atti «una tantum» che diano una parvenza festosa a una giornata istituita per decreto governativo.
E meno l’unità è reale e sentita dalla popolazione, più si lavora su un piano simbolico completamente slegato, cercando un significante a prescindere dal fatto che il significato, quel significato che si cerca di «attivare», non esiste.
L’ultima trovata in ordine cronologico è la proposta estemporanea del CONI di suonare l’inno nazionale prima di ogni evento sportivo da oggi fino a domenica. Un festeggiamento imposto dall’alto che qui in Sudtirolo diventa una grottesca citazione colonialista.
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