Nel suo libro sul nazionalismo banale, il professore emerito Michael Billig (University of Loughborough) descrive la sostituzione del Dinaro con la Kuna da parte della Croazia di Franjo Tudjman nel 1994. Il termine kuna in croato significa martora, la cui pelliccia veniva in passato utilizzata come merce di scambio. Tuttavia, anche la moneta della Croazia collaborazionista, dal 1941 al 1945, si chiamava Kuna. Billig sostiene che il mantenimento, o la reintroduzione, del nome Kuna equivale a una banalizzazione simbolica del passato e quindi anche delle vittime del nazismo.
In questo modo, la tradizione, inclusa l’eredità nazista, non viene né consciamente rimembrata né dimenticata, ma preservata nella vita quotidiana.
– Michael Billig
Traduzione mia
Ecco, analogamente quando in Sudtirolo si giustifica il mantenimento dei toponimi inventati e imposti dal fascismo dicendo che chi oggi li usa non lo fa, di solito, pensando all’italianizzazione di questa terra, il problema a mio avviso è il medesimo: ci troviamo di fronte a una banalizzazione e conservazione più o meno «inconsapevole» di un’ingiustizia, che in assenza di un intervento risolutivo viene costantemente perpetuata.
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