Pochi giorni fa un conoscente mi ha mandato il link di un articolo ormai datato sulla toponomastica in Valle d’Aosta, apparso sul Giornale il 28 gennaio 2013 col titolo «Ma quale unità d’Italia – Le strade di Aosta parlano solo in francese». Come se all’Italia potesse corrispondere una sola lingua, l’italiano, cosa che a dire il vero pensano in molti.
L’autore, Marco Zucchetti, ad ogni modo criticava soprattutto la «francesizzazione» dei nomi di alcuni quartieri del capoluogo aostano:
il quartiere Dora diventa «Quartier-De-La-Doire», il quartiere Cogne «Quartier-Cogne»; la punta di Bioula diventa «La Bioulaz», l’Arionda «La Riondaz».
Quel che però non può non colpire un sudtirolese è che Zucchetti, su un giornale italiano di destra, definisca tale «francesizzazione» un’operazione
dagli effetti non meno comici di quell’italianizzazione fascista che mutò La Thuile in Porta Littoria, Courmayeur in Cormaiore e Valtournenche in Valtornenza.
Quella stessa identica italianizzazione fascista che qui da noi è tuttora in vigore e che dalle destre (ma non solo) viene difesa a spada tratta, altrove, quando è utile per attaccare una lingua minoritaria, viene tranquillamente definita una burla.
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