Chi cerca il conflitto etnico lo trova sempre, anche a costo di doverlo generare, magari con la propria ignoranza. Era già accaduto, in termini diversi, dopo l’elezione di un sudtirolese di lingua italiana a sindaco di Toblach, si sta ripetendo in questi giorni a Bolzano, dove è stata imbrattata la vetrina di una lavanderia.
Il consigliere comunale Enrico Lillo (PDL) insinua la matrice antiitaliana adducendo un’argomentazione davvero avventurosa, frutto evidentemente di conoscenze linguistiche che giudico inquietanti e imbarazzanti per un personaggio pubblico. Sulla vetrina del locale infatti è stata scritta la parola «LOS», che il nostro, conoscendo forse solo qualche frase di tedesco, associa al conosciuto motto «LOS VON ROM», giungendo ad affermare che «LOS» significherebbe «VIA». E visto che la clientela della lavanderia sarebbero imprimis soldati delle vicine caserme, ecco spuntare la pista etnica.
Poco importa — al nostro e ai media che lo assecondano — che si tratti di un’interpretazione folle (chiunque padroneggi minimamente la lingua avrebbe potuto spiegare a Lillo che in questo contesto si userebbe «WEG» oppure «RAUS»): il danno è fatto e un’altra bella storia di antiitalianismo ha trovato la strada verso la pancia.
Finché affidiamo compiti politici a gente di questa levatura abbiamo ben poche speranze di migliorare la coesione sociale in questa terra.
Se il Lillo invece di interpretare lingue che non padroneggia si mettesse a studiarle, capirebbe presto che la pista del litigio personale o dell’antimilitarismo sono almeno altrettanto plausibili.
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