Su pressante e insistente richiesta del diretto interessato, un giurista, mi sono appena visto obbligato a ritirare, cancellandolo, un articolo nel quale lo accusavo di diffondere inesattezze.
Purtroppo in un caso simile ero già stato querelato da una personalità sudtirolese, e in tale situazione mi sono dovuto rendere conto, sulla mia pelle, di alcune particolarità — che io non esiterei a definire assurdità — della legislazione italiana concernente la libertà di opinione, di espressione e di stampa:
- Chi viene accusato di diffamazione1Art. 595 C.P. in Italia non ha la facoltà di dimostrare la veridicità delle proprie affermazioni innanzi al giudice.2Art. 596 C.P. Altrimenti detto: se io critico qualcuno in pubblico, ciò che dico su tale persona può anche corrispondere al vero, ma la veridicità o meno delle mie affermazioni non cambia di una virgola l’eventuale diffamazione.
- Se la diffamazione o lo screditamento avviene a mezzo stampa o con qualsiasi altro mezzo accessibile al pubblico, le pene e le multe sono aumentate.
- La legge protegge maggiormente le persone appartenenti alla vita pubblica, ovvero che detengono un incarico pubblico. Anche in questo caso le pene e le multe sono maggiori. Per logica dovrebbe essere il contrario, giacché un politico o il membro di un organo pubblico dovrebbero essere sottoposti a controllo e a critica.
- Il gestore di un blog, per quanto riguarda le sue responsabilità penali e civili, è equiparato al direttore di una testata giornalistica. Non c’è differenza tra me e il direttore del Corriere della Sera, per dire.
Queste peculiarità, che a mio avviso minano fortemente la libertà di espressione, non sono solo altamente problematiche a mio insignificante giudizio, ma sono state variamente criticate a livello internazionale.
Dal mio punto di vista posso solo evidenziare come la particolare legislazione italiana mi sia già costata parecchio in termini di tempo, di nervi e di soldi (tra spese legali e risarcimento), e questo nonostante la questione si fosse risolta con un accordo in via extragiudiziaria.
Infine, e questo mi preoccupa davvero, ogni critica espressa sul blog — che essa sia sostenuta o meno dai fatti — potrebbe in teoria sfociare in una querela. Se, nonostante i contenuti di questo sito non certo improntati al servilismo e all’autocensura, questo non avviene con molta più regolarità, devo ringraziare quelle persone (esponenti politici imprimis) che tengono alto il diritto alla critica, la dialettica e la libertà di espressione nonostante la legislazione italiana.
Non avendo a disposizione grosse somme o il sostegno gratuito di qualche giurista, nel dubbio mi vedo costretto ad agire come nel presente caso, autolimitando i miei diritti a prescindere da ciò che veramente penso.
Sì, questo è uno di quegli ambiti in cui credo che la nostra appartenenza all’Italia rappresenti un vero limite alla libertà.
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- 1Art. 595 C.P.
- 2Art. 596 C.P.
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