La Federazione degli Ordini dei Medici (FNOMCeO), per bocca del proprio Presidente, torna ad attaccare la parificazione del tedesco all’italiano in Sudtirolo. In un comunicato — collocato in primissimo piano sul sito della federazione — Filippo Anelli si scaglia contro il progetto che renderebbe la padronanza di una delle due lingue «requisito sufficiente di conoscenza linguistica necessaria per l’esercizio delle professioni sanitarie».
Non sapevo che la provincia di Bolzano fosse stata annessa all’Austria – ironizza -. La lingua ufficiale del nostro Paese, del nostro Servizio sanitario nazionale, è ancora l’italiano.
— Filippo Anelli
Ironia razzista e discriminatoria che denota l’incapacità totale di immaginare (e di accettare) che in una porzione dello stato vi sia una seconda lingua equiparata a quella «nazionale». Questo basta a ritenere che tale territorio debba essere stato annesso da un altro paese.
Comprendiamo l’importanza del bilinguismo in Alto Adige – ammette Anelli – e, anzi, lo appoggiamo, in ottemperanza all’articolo 20 del nostro Codice deontologico, che considera il tempo della comunicazione quale tempo di cura. La comunicazione è dunque parte essenziale della relazione di cura e deve essere modulata in base alle conoscenze del paziente.
— Filippo Anelli
Bene, e allora per quale ragione ci si scaglia contro una misura che concederebbe ai monolingui tedeschi quel che già oggi è concesso ai monolingui italiani? Più precisamente: se davvero la FNOMCeO appoggiasse il bilinguismo (e non si limitasse a combattere il tedesco) per quale ragione non si è mai scagliata contro l’imperante monolinguismo italiano e contro le mille e una deroga all’obbligo di bilinguismo vigente in questa terra?
Di fatto, però, questa misura attua la separazione normativa della provincia di Bolzano dal Servizio sanitario nazionale, modificando i requisiti e i titoli che la normativa prevede per praticare la professione medica in Italia, tra i quali la conoscenza della lingua italiana, da accertarsi, per i medici stranieri, all’atto dell’iscrizione all’Ordine – argomenta Anelli -. In altre parole, si consente ai medici austriaci di esercitare nella provincia di Bolzano senza che abbiano conoscenza della lingua italiana, creando una sorta di extraterritorialità rispetto al resto del territorio nazionale.
Ecco la risposta. Il monolinguismo va bene finché è monolinguismo italiano, perché non da luogo alla fantomatica «extraterritorialità» del Sudtirolo, mentre la parificazione del tedesco è da considerarsi «annessione all’Austria» (ironicamente, beninteso). Ovvero: alla FNOMCeO il bilinguismo in quanto tale non interessa un fico secco, basta che non si intacchi l’unità (linguistica) nazionale. Ipocrisia allo stato puro.
Spero vivamente che anche i più sprovveduti capiscano che l’Italia è e rimane strutturalmente incapace a concepire (e a maggior ragione a valorizzare) una situazione di vero pluralismo linguistico.
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