Su Salto un cittadino elvetico narra la sua storia di ordinaria discriminazione linguistica in Sudtirolo: sposato con una sudtirolese e domiciliato a Merano, qualche giorno fa si reca nella vicina Confederazione per una visita medica; non prima di essersi informato circa i requisiti per il rientro.
Per evitare la quarantena, come previsto dalla normativa vigente, si sottopone a un test con cui dimostra di non aver contratto il Covid-19. L’analisi viene effettuata dal laboratorio universitario di Zurigo.
Al confine di Müstair-Taufers i. M. però le autorità italiane gli rifiutano l’ingresso sul territorio statale perché l’attestato è redatto in tedesco e non in italiano. Poco importa se le due lingue in Sudtirolo sono equiparate. In quel momento — assicura il malcapitato — sono passate meno di 48 ore dall’analisi, come prescritto.
Finalmente, dopo quasi un’ora di discussione con gli agenti di confine, la decisione di farlo procedere fino a Merano, ma gli si intima di informare tempestivamente l’autorità sanitaria. Che però lo sottopone alla quarantena obbligatoria: due settimane di arresti domiciliari in regime di isolamento.
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