Il ministro per gli affari regionali, che esige la reitalianizzazione delle montagne sudtirolesi, ufficialmente lo fa in nome del bilinguismo. In realtà del bilinguismo e delle minoranze se ne frega altamente, e se potesse, probabilmente, reintrodurrebbe il prontuario come unica fonte di verità. Lo deduco da alcune sue scandalose dichiarazioni che ha rilasciato al quotidiano Libero in riferimento alla situazione della lingua friulana (ed. 27.09.2009):
La Legge 15 dicembre 1999, n.482, “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, infatti, ha incluso fra le lingue minoritarie presenti in Italia anche il friulano e il sardo, che non rappresentano evidentemente delle minoranze, ma delle comunità regionali o locali come tutti i dialetti italiani. È stata una forzatura legislativa di cui a distanza di tempo si sono viste tutte le conseguenze. L’ultima, e la più grave, è data dal contenzioso in atto tra il Friuli e lo Stato italiano, che nel febbraio 2008 ha impugnato la legge regionale sulla “lingua friulana”. Le norme contestate – ha reso noto il ministero degli Affari regionali – «oltre ad apparire in contrasto con numerosi principi costituzionali, esorbitano dall’oggetto della legge, la tutela della lingua friulana, e prefigurano un regime di sostanziale bilinguismo e, per taluni aspetti, di esclusività della lingua friulana».
Purtroppo per lui la situazione legale in Sudtirolo gli consente solamente la reintroduzione di invenzioni fasciste fino all’ultimo maso, ma non l’abolizione del «sostanziale bilinguismo». In ogni caso per analogia col friulano considera il ladino un dialetto dell’italiano. Per un ministro agli affari regionali non c’è proprio male.
Ripreso da: Noeles.
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