Trascrivo e traduco una breve intervista a Juan Carlos Moreno Cabrera, andata in onda recentemente sulla TV pubblica spagnola (RTVE 2), per gli aspetti sorprendenti e forse anche provocatòri che contiene. Cabrera è professore di linguistica dell’Universidad Autónoma de Madrid, «autore di una ventina di libri scientifici, membro del consiglio consultivo di numerose riviste di linguistica, è stato membro del comitato scientifico della perizia sulle lingue del mondo portato a termine dall’UNESCO nel 2006 ed ha partecipato al progetto ‘Eurotyp – tipologia delle lingue europee’ tra il 1990 e il 1994. Ha appena presentato la prima versione elettronica del titolo ‘Los dominios del Español – guía del imperialismo lingüistico panhispanico’ (I domíni dello Spagnolo – guida all’imperialismo linguistico panispanico).»
Perché lo spagnolo è la lingua comune di Spagna, di molti paesi ispanoamericani e di alcune altre parti del mondo?
Questo è dovuto a un processo che ha avuto luogo nell’epoca coloniale, nella quale alcune lingue europee… in questo caso lo spagnolo, è stato imposto alle lingue che si parlavano in America, concretamente le lingue indigene. Quindi certamente va bene [il concetto di] «lingua che ci unisce» ma bisogna dire, ad essere corretti, che questa espansione della lingua è stata realizzata attraverso una emarginazione e minorizzazione delle lingue indigene, nel caso dell’America, e di altre lingue di Spagna, nel caso della Spagna.
Suppongo che il numero di parlanti sia un indicatore della vitalità e della ricchezza di una lingua, no?
Vediamo, nel caso di piccole quantità di parlanti… una lingua che ha 1.000 parlanti è una lingua che è in serio pericolo di estinzione. Quindi il numero è importante da questo punto di vista. Dal punto di vista dei grandi numeri, i milioni di parlanti che si possono attribuire al cinese, all’inglese, allo spagnolo, al francese… bisogna dire che in realtà non tutti parlano allo stesso modo. Cioè, il dialetto che sto utilizzando in questo momento, che ha per esempio la fricativa interdentale sorda — in «zeta» per esempio — è minoritario nella «ispanofonia», per chiamarla così. E il mio dialetto non ha 400 milioni di parlanti, e nemmeno la varietà delle Canarie, che è una varietà ricchissima, interessantissima, armonica: ha meno di 400 milioni di parlanti… o la messicana, o l’argentina.
Anche se ci capiamo…
Bene, perché le differenze non sono sufficientemente grandi da impedire la comprensione. Va detto che molte di queste differenze hanno una grande importanza dal punto di vista linguistico, dal punto di vista dei sistemi fonologici, morfologici, grammaticali. Per noi che lavoriamo in ambito linguistico ci sono differenze enormi, che evidentemente sono significative dal punto di vista grammaticale, anche se naturalmente non impediscono la comprensione. L’intercomprensione.
[…] Una lingua che parlano tanti milioni e milioni di persone… significa che è facile da imparare? E pertanto utile nel nostro mondo globalizzato?
La prima cosa che le dirò è che in generale tutte le lingue del mondo presentano una complessità — o semplicità, secondo il punto di vista che adottiamo — similare. Orbene, se ci concentriamo su un aspetto concreto della lingua possiamo trovare differenze importanti tra una lingua e un’altra. Anche se ripeto che complessivamente le lingue presentano un grado di similità di complessità, o semplicità, paragonabile. Per esempio, si dice che lo spagnolo sia più facile da imparare perché ha cinque vocali — è uno dei grandi miti che si ripetono continuamente. Ma questo non è determinante in assoluto, perché ad esempio anche il basco ha cinque vocali, ma questo non ha fatto sì che anche questa lingua venga percepita come facile da imparare. Dall’altro lato un’altra caratteristica dello spagnolo, che condivide con altre lingue romanze, è l’esistenza di una quantità enorme di verbi irregolari. Nell’ultima grammatica della ‘Real Academia Española’ compare una lista di oltre 1.100 verbi irregolari. Se compariamo i verbi irregolari dello spagnolo con l’inglese o con il tedesco, le differenze sono abissali; pertanto è chiaro che non si può dire che lo spagnolo, o nessun’altra lingua, sia più facile da imparare e per questo si sia espansa. Si sono espanse per una serie di processi storici, sociali e culturali che hanno reso possibile questa espansione della lingua — però ho già detto che c’è un aspetto negativo, dal mio punto di vista, ed è la messa all’angolo e l’emarginazione di altre lingue tanto importanti quanto lo spagnolo, come potrebbero essere nel caso della Spagna l’aragonese, l’asturiano e anche lo stesso catalano o galiciano.
In molte occasioni si parla dei vantaggi del multilinguismo. Addirittura si parla dei benefici che avrebbe per lo sviluppo dell’intelletto, del cervello, e si pensa che un parlante che sappia lo spagnolo, l’inglese e il francese abbia più flessibilità e ricchezza. Ma ci dica, essere plurilingue, per esempio in guaranì, in aimara, in quechua, in spagnolo… a cosa serve?
Serve a molto, dal mio punto di vista, serve per capire altre culture, altre lingue, altri modi di vedere il mondo, altre forme di immaginare la relazione con la realtà che sono tanto valide, tanto interessanti, tanto ricche e che hanno tanto da dare quanto la nostra. L’idea che la mia cultura sia superiore alle altre e quindi non vale la pena imparare il guaranì, perché alla fine la cultura guaranì è inferiore o viene considerata inferiore… questa idea che ha dominato per molto tempo è un’idea che si può, diciamo, «risolvere» facilmente, è un pregiudizio che si può risolvere studiando queste culture e rendendosi conto che hanno molto da apportare al mondo globale attuale. Sono culture attuali, sono culture moderne, non sono resti preistorici […] e ce ne rendiamo conto se le studiamo e le conosciamo. Normalmente quel che ignoriamo, quel che non conosciamo, non lo valoriamo. Quindi per me è tanto importante sapere il guaranì, evidentemente in Paraguay, come sapere l’inglese negli Stati Uniti o altrove.
Si dice che una lingua è come un muscolo, che se non si utilizza si atrofizza…
…è così…
…e quindi qualcuno potrebbe pensare «allora è meglio se mi metto a studiare il cinese», perché ci sono molti più milioni di cinesi, di persone che possano imparare…
…questo è un po’ assurdo…
…non è pragmatico?
No, perché… vediamo, di quanto tempo avrei bisogno per comunicare con 400 milioni di persone per un minuto… solamente un minuto? Beh, se facciamo il calcolo avremmo bisogno di 1.500 anni, quindi non ha molto senso quest’idea che perché ha 400 milioni di parlanti una lingua la imparo, perché posso comunicare con 400 milioni di persone. Questo non è possibile, è una cosa fuori luogo, non ha senso.
Stiamo teorizzando molto. C’è chi ad esempio dice che lo spagnolo è lingua di comunicazione e che nelle cosiddette lingue vernacole, minoritarie o minorizzate, come diceva il nostro invitato, non è possibile comunicare, tantomeno in un mondo che cambia come quello attuale.
No, tutte le lingue umane sono lingue di comunicazione, non esiste nessuna lingua che non lo sia. Il catalano, il galiciano, il basco sono lingue di comunicazione perché le utilizzano migliaia, centinaia di migliaia di persone ogni giorno per le loro interazioni quotidiane. Anche il castigliano naturalmente: lo spagnolo è una lingua di comunicazione, ma certamente se mediante lo spagnolo possiamo farci capire in tutta la Spagna, è anche vero che in teoria — non de facto, ma in teoria — è possibile capirsi in tutta la Spagna in catalano. Perché? Perché il catalano e il castigliano sono lingue prossime, sono lingue sorelle, sono lingue che hanno convissuto per molto tempo e si sono influenzate a vicenda in modo abbastanza intenso. Quindi è tanto possibile per un castiglianoparlante capire il catalano quanto per un catalanoparlante capire il castigliano. E allora, anche se de facto non è così, il catalano è altrettanto utile, o potrebbe essere altrettanto utile per comunicare come il castigliano, dappertutto. Il galiciano è tanto valido per comunicare a Madrid quanto il castigliano per comunicare ad A Coruña. Questo in teoria, ma l’educazione che abbiamo ricevuto, e che ho ricevuto io in concreto, ha sempre girato le spalle al multilinguismo della Spagna. Non ci hanno insegnato a capire altre lingue di Spagna, non ci hanno insegnato come sono, ad ascoltarle, a sentirle in ambito nazionale. Questo ha fatto sì che siamo sordi nei confronti di queste lingue sorelle come per esempio il catalano o il galiciano… che siamo sordi, quando potremmo non esserlo. Sono lingue prossime, sono lingue con le quali possiamo comunicare tra di noi…
Potere è possibile, evidentemente, ma bisogna volere…
Il tempo necessario per capire l’inglese è molto maggiore che il tempo necessario per capire il catalano. Una persona [di lingua castigliana] con capacità minime può capire il catalano in pochi mesi. Invece questa stessa persona per arrivare a capire l’inglese in maniera efficace e rapida, avrà bisogno di tempo e sforzo molto maggiori. L’inglese è inutile nel Regno di Spagna, l’inglese non si usa nel Regno di Spagna, ma il catalano sì.
Però qualcuno Le dirà… lasciamo da parte il catalano, parliamo dell’inglese… che se io sto cercando lavoro forse sarà più utile per me — in un mondo come quello di oggi — cominciare a studiare inglese piuttosto che cominciare a studiare il catalano. Se qualcuno si trova in questo dilemma?
Vediamo, se io voglio… aspiro a lavorare in una multinazionale, è evidente che devo sapere l’inglese. Ma è anche evidente che non tutti lavoreranno come dirigenti in una multinazionale. Oggi come oggi il catalano è più utile dell’inglese per trovare lavoro. Oggi come oggi… per fortuna!
Secondo Lei, per riassumere, quali lingue bisogna imparare, al giorno d’oggi. Quali lingue sono… stavo per dire «utili»…
Beh, nell’ambito in cui ci troviamo è evidente che il catalano, il galiciano e il basco sono lingue utili. Anche l’inglese, ovviamente. E tutte queste lingue si possono imparare. Si possono imparare a capire, questo è molto importante, perché la gente normalmente identifica l’apprendimento con «uso attivo della lingua», ma si può anche imparare a capire. Possiamo imparare a capirci, ad ascoltare e a capire quel che si dice. E questo è molto più fattibile, è molto più fattibile imparare a capire dieci lingue romanze… facciamo un esempio… che l’inglese, imparare a parlare l’inglese. Mi sto riferendo a lingue come il portoghese, il francese e l’italiano: è molto più fattibile che una persona possa arrivare a capire — non parlare, ma capire — queste lingue vicine, che sono utili nei paesi dove si parlano; molto più facile che arrivare a dominare l’inglese, che davvero è inutile. Nel Regno di Spagna l’inglese è una lingua inutile.
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