Ben 76 deputate e deputati del parlamento catalano, su un totale di 135, hanno deciso di denunciare alla Corte europea dei diritti umani la sospensione forzata dei lavori parlamentari recentemente imposta dal tribunale costituzionale spagnolo. Hanno aderito le rappresentanti di Junts pel Sí (alleanza elettorale di ERC e PDeCAT) e della Candidatura d’Unità Popolare (CUP), ma anche quelle di Catalunya Sí que es Pot (CSQP; gruppo parlamentare di Podem, Verdi e altre sigle della sinistra).
Nell’ammettere un ricorso del Partito Socialista (PSC), il tribunale costituzionale spagnolo aveva sospeso l’attività del parlamento catalano, vietandogli di riunirsi lunedì 9 ottobre, come originariamente previsto. Una misura presa ancor prima che la seduta fosse ufficialmente convocata e sulla base di ciò che forse sarebbe potuto succedere nel corso della stessa (dichiarazione di indipendenza).
Contrariamente a quanto richiesto da CSQP il presidente catalano, Puigdemont, decise di non contrapportsi al divieto, presentandosi in parlamento solo il giorno successivo.
Le 76 ricorrenti, fra cui la presidente del parlamento Carme Forcadell, sono dell’avviso che la decisione del Constitucional abbia leso i loro diritti fondamentali, inclusi quelli di esprimersi e riunirsi liberamente.
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