Ancora pochi giorni fa la situazione in Catalogna sembrava non avere vie d’uscita: la sinistra radicale delle cosidette candidature d’unità popolare (CUP) avevano espresso un veto nei confronti di Artur Mas, mentre Junts pel Sí (JxS), la coalizione elettorale degli indipendentisti (CDC, ERC, ANC, Òmnium Cultural ed altri), non sembrava avere alcuna intenzione di proporre un candidato alternativo per la presidenza del paese.
Nonostante ciò le trattative fra CUP e JxS sono proseguite a ritmi serratissimi e oggi, un giorno prima dello scioglimento del parlament e l’indizione di ulteriori elezioni anticipate, la soluzione è stata trovata: il 130. president della Catalogna non si chiama Artur Mas, bensì Carles Puigdemont i Casamajó. Sindaco di Girona in quota CDC, di simpatie socialdemocratiche, indipendentista da sempre, è già stato eletto presidente oggi stesso con 70 voti favorevoli e 63 contrari a fronte di due astensioni in parlamento.
Durante il discorso di investitura Puigdemont ha ringraziato il collega di partito Artur Mas per il suo «passo a lato» (ben diverso da un «passo indietro»), si è scusato con la popolazione catalana per lo show invero poco edificante di un’investitura all’ultimo minuto e ha annunciato una legislatura di «postautonomia e preindipendenza».
Il nuovo president ha inoltre messo in chiaro che
- il programma di governo sarà lo stesso presentato da Artur Mas in dicembre;
- ovviamente metterà in atto la risoluzione indipendentista approvata dal parlamento e
- sarà necessario portare a un nuovo livello il confronto — e la confrontazione — con la Spagna e con l’Unione Europea per il conseguimento dell’indipendenza.
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