Il presidente francese François Hollande ha annunciato, lunedì scorso, la prossima ratifica della Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie, e lo ha fatto con una lettera indirizzata a un deputato bretone del suo stesso partito, quello socialista.
Il primo tentativo di ratifica risale a fine 2012, ma allora il Consiglio Costituzionale francese giudicò impraticabile la semplice attuazione della Carta, in quanto il suo contenuto contrasterebbe con la costituzione del paese.
Ora invece François Hollande avrebbe deciso di intraprendere la strada ben più difficoltosa dell’approvazione tramite legge costituzionale, della cui preparazione ha ora incaricato il governo.
Mentre il presidente francese cerca seriamente di introdurre i meccanismi di tutela delle minoranze previsti dalla Carta nel suo paese, tradizionalmente fra i più centralisti e meno propensi alla valorizzazione delle diverse culture che lo compongono, l’Italia non ha ancora intrapreso passi concreti in tal senso. Le conseguenze si notano anche in Sudtirolo e nelle regioni circostanti, come il Veneto ed il Friuli, dove i diritti delle comunità linguistiche (friulane, ladine, slovene, germanofone…) sono al lumicino.
Non a caso l’Italia, qualche mese fa, era stata strigliata a livello europeo proprio per la mancata ratifica della Carta, che la mette agli ultimi posti a livello continentale.
Anche il senatore sudtirolese Francesco Palermo tempo fa si era attivato per la ratifica, non trovando per ora alcuno sbocco concreto. Pare che il rifiuto di attuarne i precetti sia dovuto anche e soprattutto all’ampia resistenza nei confronti delle minoranze nomadi. Una pura vergogna.
In Germania, lo Schleswig-Holstein si sta preparando a riconoscere il danese, il frisone e la varietà locale del Plattdeutsch come lingue ufficiali in ossequio alla Carta.
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