Che lo stato italiano troppo spesso si disinteressa delle minoranze linguistiche, della diversità culturale e financo delle leggi da lui stesso emanate e che — ad esempio tramite il Commissariato di Governo — dovrebbe far rispettare, lo sappiamo e lo abbiamo segnalato inutilmente in moltissime occasioni. Quel che al governo centrale è riuscito tramite un manifesto apparso, da qualche tempo, nel sottopassaggio e lungo i binari della stazione di Bolzano, è però un vero e proprio capolavoro, un monumento, un’opera d’arte dell’incoerenza e dell’ipocrisia:
Attraverso un manifesto monolingue, che vorrebbe contribuire a combattere le discriminazioni, il Dipartimento per le Pari Opportunità opera a sua volta una chiara discriminazione linguistica in terra plurilingue; nello stesso momento in cui richiama ai diritti calpesta l’obbligo di bi- e trilinguismo vigente in Sudtirolo; e mentre — ipocritamente — constata che «il rispetto delle differenze fa crescere la conoscenza e la convivenza» sfoggia un atteggiamento diametralmente contrario a tale enunciato.
Stando ai dizionari la parola «differenze» può essere sinonimo di «diversità», ma anche di «discordia» — e purtroppo, ancora una volta e in maniera pressoché insuperabile dobbiamo constatare che lo stato contribuisce soprattutto alla discordia, negando e disprezzando la diversità.
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