L’esistenza di una lingua e cultura propria è una delle ragioni principali per cui la Sardigna gode dello status di Regione Autonoma. Tuttavia, per molti anni le istituzioni si sono sistematicamente «dimenticate» e disinteressate del sardu, accettandone la totale emarginazione — e tornando a occuparsene solo negli ultimi anni, in maniera ancora del tutto insufficiente. La lingua, riconosciuta anche dalla legge 482/99 sulla tutela delle minoranze linguistiche, ma degradata a «dialetto» dalla Cassazione, avrebbe potuto approffittare in maniera decisiva della Carta europea sulle lingue regionali o minoritarie, che però in Italia è in attesa di ratifica da oltre 20 anni.
Negli ultimi giorni alcuni consiglieri comunali di Casteddu/Cagliari avevano proposto di far fare un ulteriore piccolo passo alla limba sarda, chiedendone l’inserimento fra le materie per l’accesso a posizioni nell’amministrazione comunale — trovandosi però di fronte l’opposizione non solo delle destre, ma anche della sinistra. Mentre Anselmo Piras del PDL negava perfino l’esistenza del sardu (in quanto frammentato in dialetti!), i due consiglieri Davide Carta (PD) e Sergio Mascia (SEL) avvertono il rischio di ‘discriminazione degli italofoni’. E ci vuole veramente del coraggio a insinuare che la lingua discriminata in Sardigna possa essere l’italiano; ma si sa, anche il minimo scalfimento della lingua unica dello stato viene percepito come un atto di lesa maestà.
Ordunque, gli stessi partiti che in Sudtirolo un giorno sì e l’altro pure si riempiono la bocca di plurilinguismo, scuola trilingue e «aperture mentali» (perché gioverebbero a una maggiore diffusione della lingua nazionale!), altrove — nelle regioni in cui le lingue minoritarie non godono delle medesime tutele — non solo non fanno nulla per raggiungere obbiettivi simili, ma in più di un’occasione vi si oppongono con motivazioni che hanno dell’incredibile. Non a caso, d’altronde, anche qui in Sudtirolo non s’è mai visto, da parte delle sinistre nazionali, alcun impegno in favore della parificazione del tedesco o del ladino.
Quindi, il denominatore comune fra la politica a livello statale e locale (sarda, friulana o sudtirolese che sia) della sinistra nazionale non è la tanto sbandierata «diversità», bensì l’impegno a favore dell’italianità.
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