Mentre le riforme necessarie e urgenti, per le quali ufficialmente è nato il governo Letta, come quella della legge elettorale, sono di fatto ferme, il parlamento romano si appresta ad abolire modificare il finanziamento pubblico ai partiti, in realtà teoria già cancellato vent’anni fa da un referendum, nel lontano 1993. Gli attuali circa 91 milioni di rimborso elettorale si trasformeranno allora in 61 milioni di contributi da assegnare tramite la nuova formula del due per mille, mentre altri 10 milioni arriveranno grazie alla detraibilità delle donazioni a partiti e movimenti.
Il due per mille è un meccanismo micidiale, ispirato all’otto per mille da devolvere alla chiesa, che renderà di fatto pubbliche le preferenze politiche di milioni di cittadini. Per destinare una quota pari al 2‰ a un partito o a un movimento sarà infatti necessario indicarne il nome in calce alla propria dichiarazione dei redditi. Certo, si potrà non aderire, ma chi non sceglie farà comunque scegliere gli altri, perché il due per mille allora sarà suddiviso in base alle quote di chi ha aderito. Spieghiamoci meglio: se il 40% di chi indica un destinatario del proprio 2‰ sceglie di donarlo al PDL, anche il 40% del due per mille di chi non sceglie sarà destinato a quel partito.
Non c’è nemmeno bisogno di pensare a come la criminalità organizzata saprà far avere quote importanti del «malloppo» ai partiti ‘giusti’ per rendersi conto di come, dal punto di vista della democrazia e della legalità, un tale meccanismo sia assolutamente preoccupante.
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