L’edizione di Veci e Bocia, periodico dell’ANA milanese, dedicata all’adunata di Bolzano, è una doccia fredda per chi voleva — voleva — far credere ai sudtirolesi che la manifestazione non avesse nulla di politico o di militare. Ad esempio l’articolo in prima (!) pagina. Alcune perle:
[…] c’era il rischio che [le bandiere tricolori] non venissero esposte per far spazio a quelle del Sud-Tirolo. Invece i bolzanini si sono dimostrati per ciò che sono: italiani prima ancora d’essere sud-tirolesi.
E dunque il messaggio che è passato è questo. Si diceva inoltre che gli Alpini non avrebbero collegato il nostro territorio al passato bellico, e che invece sarebbero venuti «solamente per festeggiare». Scrive l’autore dell’articolo, Dario Bignami:
A come Amore: inteso come amore per la Patria Italia per la quale moltissimi alpini, e non solo, diedero la loro vita in questo territorio per difendere i confini nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale.
Ma tutto questo è nulla se confrontato al contenuto di alcune lettere dei membri ANA, pubblicate senza alcun commento:
…e là sul confin tien sempre alta la bandiera. Sentinella allerta per il suol nostro italiano dove amor sorride e più benigno irradia il sol”. Così cita l’inno degli Alpini ed è questa l’immagine più bella che mi rimane dell’85a Adunata nazionale degli Alpini. Il sole ha reso la giornata molto piacevole; il panorama del Trentino Alto Adige, luogo difeso e fatto proprio dai nostri Alpini caduti, rendeva ancora più alto il sentimento che ogni Alpino possiede per le bellezze montane.
In Alto Adige potrebbe sembrare un’eresia ma è stato proprio così: dopo il consueto pranzo con i colleghi della Missione Albatros abbiamo ordinato il dessert locale e ci siamo sentiti rispondere un gelido: “Szkuzate mah è ffinito!” […] La mancanza dello strudel era quasi una conferma ai dubbi alla partenza: “Ci vorrà il passaporto? In dogana ci controlleranno la macchina? Bisognerà dichiarare le bustine di zucchero come a Livigno? Che lingua parlano?” […] Come ai tempi dell’Albatros si passeggiava dubbiosi sul pavé cercando di intravedere se avessero seminato mine antiuomo, guardavamo nel mirino a destra, a sinistra, colpo d’occhio in giù, in su, curiosi in giro e ad un certo punto quel residuo di intelligenza risparmiato dell’acquavite ha partorito la dura sentenza: “Ragazzi, manca il Tricolore!” Manca il Tricolore? In tempo zero Gallino, pancia a terra al passo di leopardo, si ripara dietro un cespuglio, io estraggo il FAL e vado in copertura di Trabono, Morelli sale in torretta su un monumento e apponta l’MG, Palmieri tira fuori il lucido degli anfibi e si mimetizza il viso, Adorni contatta subito il Comando Brigata con l’Iphone e restiamo in attesa, gli altri in movimento tattico presidiano il perimetro. Dopo alcuni attimi brevi ma intensi, in perfetto alfabeto morse Adorni ci comunicava che era tutto a posto. Allarme rientrato: il sacro vessillo nazionale c’era, eccome se c’era. Anche se parevano di più le bandiere dei vucumprà di quelle esposte alle abitazioni, ai balconi e ai lampioni. Triste notarlo, più triste descriverlo. Abbiamo avuto la sensazione che non ci volessero sopportandoci a malapena, sorridendo sotto i baffi e intascando i nostri schei (i danè). Abbiamo percepito l’evidente disagio creato alla sonnecchiosa e teutonica Bolzano, entshuldigung (scusate) Bozen. […] Insomma, come fossimo stati stranieri a casa nostra. Ed è proprio di casa nostra che si deve parlare; in Alto Adige i nostri nonni hanno versato il sangue e lasciato, letteralmente, le penne. Nessuno mi farà cambiare idea: anche quella terra è Italia e per quelli che non si sentono italiani, dico che il problema, se c’è, è solo e solamente loro. Ma veniamo anche alle note positive: il primo raduno in “terra straniera” è andato (come al solito) bene. Nessun danno, nessun disagio, forse qualche zolla di prato non rimessa a posto per sbadataggine e qualche lattina messa sotto e non dentro i cestini solo perché erano pieni. Ma tutto è filato liscio. Adesso che ci siamo fatti le ossa siamo pronti per un altro raduno … all’estero. A … Parigi? Zurigo? Monaco? Londra?
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