Ieri si sono svolte le elezioni regionali nel Regno Unito, tra cui quelle per il parlamento scozzese di Holyrood. A scrutinio ultimato il partito indipendentista socialdemocratico SNP si conferma al primo posto, conquistando 69 seggi su 129, ben 23 in più rispetto all’ultima tornata. Per la prima volta l’SNP ha sfondato anche nei centri maggiori e nella Scozia Centrale, tradizionali roccaforti laburiste, mentre tutti i partiti unionisti hanno subàto perdite anche significative, un po’ ovunque.
L’eccezionale risultato, che va ben oltre le più rosee previsioni della vigilia, permetterà all’attuale primo ministro Alex Salmond di governare senza sostegno esterno, grazie alla maggioranza assoluta dei seggi. Partito da una situazione di apparente crisi, l’SNP ha saputo rimontare rispetto alla concorrenza grazie a una campagna elettorale in positivo, non rivolta contro gli avversari. I sondaggi delle ultime settimane, di giorno in giorno fotografavano un SNP costantemente in crescita.
Grazie alla sua maggioranza, Salmond sarà nelle condizioni di indire un referendum sull’autodeterminazione, tra i punti qualificanti del suo programma di governo. Durante la legislatura appena trascorsa, nonostante il sostegno dei Verdi, non era riuscito nel suo intento.
Per la prima volta dunque un partito indipendentista ha i numeri per lanciare una consultazione in uno stato membro dell’Unione Europea. Inoltre, lo stato centrale sembra disposto a non interferire, ma di far prevalere il principio democratico. Se non ci saranno intoppi si tratterà di un interessantissimo terreno di prova, indipendentemente da quello che sarà il responso delle urne.
Il referendum scozzese:
- se, come si annuncia, sarà rispettato da Londra, permetterà una lettura diversa, in controluce, della situazione di altri territori europei, ai quali i rispettivi stati non consentono di esprimersi democraticamente;
- dimostrerebbe che l’autodeterminazione è esercitabile anche al di fuori del diritto internazionale, che lo prevede solo in casi estremi (minoranze sottomesse, violenza ecc.);
- evidenzierebbe che non è impossibile modificare i confini amministrativi interni dell’Unione Europea, come viene sovente affermato in Sudtirolo;
- in caso di successo, costringerebbe l’Unione Europea a esprimersi per la prima volta sulla permanenza al suo interno di un paese emancipatosi da uno stato membro (ampliamento interno);
- sconfesserebbe i catastrofisti che prevedono guerre civili come conseguenza di una votazione democratica;
- sia in caso di successo che di insuccesso, permetterebbe di studiare l’evoluzione dei rapporti tra Londra e Edinburgh.
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