A Bolzano abbiamo un grosso problema perché la realtà — più rurale che altrove — mantiene una grandissima diffidenza nei confronti delle vaccinazioni e, in generale, rispetto alla medicina. Abbiamo lavorato con l’Asl per aiutare realtà più chiuse ad accettare il metodo scientifico. Purtroppo in contesti come questi si confonde una scelta identitaria di tipo politico con una scelta sulle vaccinazioni che di politico non ha nulla, si tratta solo di salute pubblica.
È ancora una volta un Sudtirolo arretrato quello disegnato dalla ministra della salute, Beatrice Lorenzin, citata sull’edizione odierna del quotidiano A. Adige.
Quello stesso Sudtirolo che però ha una speranza di vita nettamente superiore alla media italiana e il cui sistema sanitario — ormai qualche anno addietro, è vero — era «il primo della classe», almeno se paragonato a quello delle regioni italiane.
È veramente assodato che un metodo, «solo» perché scientifico, sia sempre e comunque il migliore e non possa venir discusso? Non è mia intenzione mettere in forse la scienza — ma anch’essa in una democrazia non può semplicemente venire imposta.
Lorenzin, con la sua propria lista, è alleata del PD (e quindi indirettamente anche dell’SVP) per le elezioni politiche del 4 marzo.
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