A partire da questi sforzi e da queste crepe nasce la vera sfida di Merano a divenire Capitale Italiana della cultura 2020.
- uno scambio tra gruppi che non sia privilegio di alcune fasce sociali della popolazione;
- la creazione di percorsi per i quali le opportunità di impiego e di futuro dei nostri giovani non siano affidate alla differente appartenenza linguistica, ma siano sfidanti e qualificanti;
- la messa a tacere dei rigurgiti estremisti di coloro che cavalcano vuoi la separazione delle due comunità, vuoi l’autodecisione del territorio, vuoi infine addirittura il riposizionamento dei confini nazionali.
- consolidare e lasciare alla città progetti culturali importanti che rispecchino i valori che ha ereditato dalla sua storia.
Dalla bozza ufficiale della candidatura a «Capitale italiana della cultura» 2020 di Merano; evidenziamento in grassetto: .
Dunque chi ha redatto il testo ritiene che la candidatura possa essere un «antidoto» all’autodecisione e alla messa in forse dei (sacri) confini della patria — progetti politici pienamente legittimi, ma definiti «rigurgiti estremisti». E quindi, senza mezzi termini, la candidatura sarebbe rivolta contro le idee democratiche di una parte della popolazione, con lo scopo dichiarato di metterle, addirittura, «a tacere».
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