Annibale Salsa — professore emerito di Antropologia filosofica e di Antropologia culturale presso l’Università di Genova, presidente del CAI dal 2004 al 2010, membro del comitato scientifico Dolomiti UNESCO, presidente del comitato scientifico di Accademia della Montagna del Trentino, collaboratore del «Bureau Régional d’Ethnologie et Linguistique» della Val d’Aosta — non per la prima volta ha preso posizione sulla toponomastica sudtirolese, sostenendo l’abolizione dei decreti che in epoca fascista portarono alla traduzione-storpiatura dei toponimi preesistenti.
In quest’occasione lo ha fatto al fianco di Süd-Tiroler Freiheit, che a tal fine sta portando avanti una raccolta firme e che in questi giorni ha presentato un opuscolo informativo in lingua italiana (che il quotidiano A. Adige si è rifiutato di distribuire).
Salsa ha fatto notare quanto lui sia un sostenitore del plurilinguismo, ricchezza di molte regioni alpine — facendo al contempo notare che la traduzione dei toponimi non ne è una logica conseguenza.
Cambiare i nomi dei luoghi e delle persone per decreto costituisce un atto di violenza morale, psicologica e culturale. La questione della toponomastica sudtirolese, a distanza di quasi cento anni, va affrontata con serenità ed obiettività scientifica al di fuori da strumentalizzazioni ideologiche che qui hanno accecato le menti ed avvelenato gli animi.
— Annibale Salsa
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