I media a livello statale (e troppo spesso gli stessi media «statali», ovvero la Rai) hanno grandi difficoltà a raccontare la realtà sudtirolese con un minimo di serietà, se già non in maniera oggettiva.
Può dunque essere un’ottima idea — un contrappeso? — che a raccontare il Sudtirolo all’Italia, a volte, sia un giornalista sudtirolese.
Oppure no, come si nota facilmente leggendo un articolo di Gerhard Mumelter (traduzione di Nicola Vincenzoni) apparso su Internazionale e ripreso da Salto. Vediamone alcuni stralci.
Scrive Mumelter che Ettore Tolomei nel 1904 avrebbe scalato il Klockerkarkopf
al confine con l’Austria
senza specificare che, all’epoca, un confine lì non c’era. Poco male. Prosegue però raccontando che nel suo testamento, il senatore
chiese di essere sepolto con la testa rivolta a nord, per “vedere anche l’ultimo tedesco ricacciato oltre il Brennero”. Questa sua volontà alla fine non fu rispettata.
Ma questo non è vero. Il desiderio di cacciare i tedeschi dal Sudtirolo effettivamente non si è avverato, ma la volontà del feroce assimilatore di venire sepolto con la testa verso nord fu, eccome, rispettata. Per farlo, si dovette abbattere, parzialmente, il muro di cinta del cimitero.
Ma la più dura sconfitta del senatore fascista è postuma: quasi tutti i nomi di luogo che aveva introdotto stanno per essere cancellati.
La contesa sui toponimi va avanti da decenni e in futuro i fantasiosi nomi italiani spariranno […].
Quasi tutti? Stanno per essere cancellati? Spariranno? Forse Mumelter ha la sfera di cristallo, ma al momento pare che non se ne faccia nulla, e comunque i nomi più importanti, fra cui tutti i nomi dei 116 comuni sudtirolesi, sembra che verranno mantenuti.
Palermo, 47 anni, laureato all’università di Innsbrück
Su «Innsbrück» stendiamo un velo pietoso. Ad ogni modo Francesco Palermo si è laureato a Trento, mentre a Innsbruck ha fatto un dottorato di ricerca (come si evince dal suo blog).
In Alto Adige, infatti, i conflitti etnici si ripresentano con un’inversione delle parti: ora sono gli italiani a sentirsi in svantaggio. E non del tutto a torto, dato che il loro numero diminuisce costantemente. Mentre la popolazione di lingua tedesca è cresciuta quasi del 20 per cento dal 1971 a oggi, quella italiana è calata del 16 per cento.
Scrivere questo, senza spiegare che il 1971 rappresenta l’apice del gonfiamento artificiale del gruppo linguistico italiano (ad opera dei fascisti prima e di una specifica politica migratoria messa in atto dalla Repubblica poi) equivale a una chiara disinformazione.
In dieci anni il numero dei consiglieri regionali di lingua italiana è passato dal 23 al 14 per cento: oggi nel consiglio siede un solo italiano. In molti comuni anche i carabinieri parlano tedesco.
Qui si fa confusione fra consiglieri provinciali e regionali. E non si spiega (a) che i carabinieri sarebbero tenuti a parlare tedesco in tutti i comuni e (b) che dire che parlano il tedesco non significa (come qualcuno potrebbe interpretare) che non parlano anche l’italiano.
Inoltre alle ultime elezioni regionali la lista di CasaPound, il gruppo di estrema destra, ha ottenuto quattro seggi registrando qui il suo record nazionale.
Alle regionali CasaPound non ha ottenuto nessun seggio. Ne ha ottenuti nel consiglio comunale di Bolzano (ma sono tre).
Il conflitto culturale è seguito da molti altoatesini. Tra questi ci sono gli imprenditori, le famiglie plurilingue e gli elettori dei partiti non etnici, come Verdi, Pd e Movimento 5 stelle.
Definire il PD un partito non etnico 01
02
sinceramente fa sorridere. Ma vabbè.
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