L’assessore Christian Tommasini (PD) ha inviato un documento alla Convenzione dei 33 (K33) sottoponendo all’attenzione dei suoi membri le sue riflessioni ed alcune proposte. Tra queste spicca quella di passare dall’attuale sistema proporzionale ad un principio di sempre maggiore pariteticità.
Come sappiamo, la cosiddetta «proporzionale etnica» garantisce ai tre gruppi linguistici autoctoni il pari trattamento sulla base della loro «reale» consistenza.
Passare (anche solo in parte) ad un sistema paritetico invece significherebbe mantenere sì un sistema di quote, ma discriminando il gruppo più consistente per favorirne un altro.
Le realtà più avanzate in fatto di protezione e valorizzazione delle minoranze linguistiche hanno da tempo addottato il principio di «discriminazione positiva»: per controbilanciare le discriminazioni implicite allo status di minoranza, specifici meccanismi provvedono a garantire specifici «vantaggi» ai suoi componenti, a partire dalla sovrarappresentazione numerica.
È il caso ad esempio della Finlandia, dove lo svedese, parlato dal 5% della popolazione, viene sistematicamente promosso, a livello nazionale e a livello locale — anche a scapito della lingua finlandese. Mai e poi mai invece è la lingua svedese a venire attivamente discriminata, nemmeno nelle aree in cui è maggioritaria.
La proposta di Tommasini e del PD va nella direzione opposta: senza garantire alcuna forma di maggiore rappresentanza della minoranza di lingua tesesca a livello statale, la si vorrebbe ora ridimensionare (in nome della pariteticità, che di primo impatto suona bene) solamente nell’unico territorio in cui è maggioritaria. Questa non è «discriminazione positiva» (anche nota come affirmative action), ma discriminazione e basta, che in quanto tale andrebbe denunciata a livello internazionale.
Se il PD, come vuol far credere, fosse realmente interessato a rafforzare il pluralismo (e non solo all’italianità e alla distribuzione di qualche poltrona in più), potrebbe cominciare introducendo il principio paritetico a livello statale. E in tutte quelle regioni in cui oggi le minoranze sono invisibili e stanno andando incontro alla totale assimilazione. Ma questo ovviamente non accadrà mai.
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