Durante la settimana appena trascorsa il Consiglio regionale del Veneto ha preso due decisioni essenziali per il rapporto con lo stato centrale, che porteranno le cittadine e i cittadini a esprimersi sul futuro politico-istituzionale della loro terra. Nella seduta di mercoledì il parlamento regionale ha conferito al presidente Luca Zaia l’incarico di confrontarsi con lo stato sul rafforzamento dell’autogoverno del Veneto, attraverso l’eventuale trasformazione in regione autonoma. Un percorso ambizioso, alla fine del quale è prevista l’indizione di un referendum confermativo.
Parallelamente però lo stesso Consiglio regionale ha deliberato anche l’indizione, entro i prossimi sei mesi, di un referendum consultativo sull’indipendenza, nel quale gli aventi diritto saranno chiamati ad esprimersi sul progetto di trasformare il Veneto in una «Repubblica indipendente e sovrana». Se alcuni consiglieri avevano espresso forti perplessità, paventando addirittura lo scioglimento dell’assemblea per «atti contrari alla costituzione», una larghissima maggioranza dei partecipanti alla votazione non si è fatta intimidire: favorevoli al provvedimento il proponente Stefano Valdegamberi di Futuro Popolare, ma assieme a lui ben 30 consiglieri su 45 votanti (esattamente i due terzi). Da notare la libertà di voto concessa da vari schieramenti, con la Lega favorevole e il PD contrario; da sinistra, lo ricordiamo, avevano dato il loro sostegno sia i Centri Sociali sia Luca Casarini, candidato alle europee dell’ormai lacerata Lista Tsipras.
Il Consiglio regionale dei nostri diretti vicini, dunque, non si è fatto influenzare né dai formalismi giuridici né dalle inchieste su qualche solitario costruttore di tanchi, decidendo che la risposta a una rivendicazione reale, in una democrazia, poteva essere solamente quella di dare la parola alle cittadine e ai cittadini. Diversamente da quanto avviene in Sudtirolo, inoltre, l’assemblea regionale non ha ritenuto di dover scegliere a priori fra la via dell’autonomia e quella dell’indipendenza.
In quest’occasione è utile anche ricordare come
- il parlamento sudtirolese, pochi mesi addietro, abbia (vergognosamente) rigettato l’autodeterminazione come principio dei diritti umani;
- il nostro ex Landeshauptmann, proprio in Veneto, difenda l’unità dello stato.
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