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Senza confini.
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Per questo, quando parliamo di Europa (e lo facciamo, da un anno a questa parte, guardando oltre i confini istituzionali dell’Unione, verso lo spazio europeo-e-mediterraneo così come verso i Balcani e l’Est …) siamo senza dubbio schierati contro l’Europa degli Stati, ma anche contro un’idea di “Europa dei Popoli”, nozione quanto mai astratta e scivolosa, e spesso grimaldello reazionario. Ma riteniamo anche insufficiente l’orizzonte di un’Europa dei movimenti se questo non riesce a orientarsi verso la prospettiva di un’Europa di città e territori, autonomi ed indipendenti, fra loro federati. E anche qui, come di fronte a ogni fenomeno di conflittualità sociale, il giudizio non può che formarsi intorno alla definizione di precise discriminanti, praticamente verificabili: la prima misura quanto le rivendicazioni di autonomia e indipendenza parlino il linguaggio della rottura e del superamento dei confini e delle barriere date; la seconda si confronta su come articolino un discorso sulla cittadinanza che abbia carattere estensivo e inclusivo. Ciò significa che il potenziale di liberazione inscritto in un percorso autonomista e/o indipendentista si verifica non sulla base di “simpatie” per le radici o l’alone ideologico più o meno di “sinistra” dei suoi protagonisti, ma sugli effettivi elementi di frattura e discontinuità che esso introduce rispetto alla forma storicamente data degli Stati-nazione (non riproducendone cioè tutti i vizi nelle “piccole patrie”) e sulla sua capacità di mettere effettivamente in discussione i dispositivi unitari di governance verticale sovranazionale e di produrre una controtendenza rispetto ad essi. Rottura dei confini e allargamento della sfera della cittadinanza ne sono i terreni immediati di prova.

E se questo vale per Mapuche e Zapatisti, per la Val di Susa e la lotta No Tav, per Vicenza e il No Dal Molin e altri territori in lotta per difendere i beni comuni, vale per i casi europei di Catalogna, Scozia ed Euskadi, e tanto più vale per il caso del Veneto.

Dal posizionamento dei Centri Sociali del Nordest a sostegno dell’indipendentismo veneto, del 3 aprile 2014. Enfasi (grassetto):

Cëla enghe: 01 02



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