La nuova campagna pubblicitaria della Libera Università di Bolzano (LUB), esposta alle fermate degli autobus in tutto il Sudtirolo, afferma che «il futuro è trilingue». Apparentemente però la stessa LUB si sta muovendo nella direzione opposta, appiattendosi su quella che abbiamo definito la «lingua franca nazionale», cioè l’italiano. Questo almeno è quel che affermano i rappresentanti degli studenti Armin Unterhauser, Michéle Pardatscher e Barbara Brioni, intervenuti all’inaugurazione dell’anno accademico. A tal proposito Salto.bz scrive:
Per Barbara, infatti, “i corsi non sono perfettamente bilanciati, se fino a qualche anno fa si seguivano corsi per il 60% in inglese, per il 20% in italiano e per il 20% in tedesco, ora non è più così. Gli studenti germanici, per esempio, sottolineano come si ritrovino a sostenere otto o nove esami in italiano e solo tre o quattro in tedesco. Un processo di “italianizzazione” che non danneggia solo i germanici, ma anche gli italiani che hanno meno possibilità di praticare il tedesco”.
La dinamica descritta è interessante anche per capire quale verosimilmente potrebbe essere uno dei problemi di una scuola «plurilingue» nel contesto di uno stato nazionale (come l’Italia). Non a caso la LUB viene spesso citata come un esempio per la scuola pubblica.
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