Pur avendo certamente portato a qualche salutare taglio agli eccessivi costi della politica il costante gioco al ribasso degli ultimi mesi e anni non mi piace per nulla. Rischiamo di mettere al centro della nostra attenzione fattori completamente secondari, soffocando gli aspetti centrali della democrazia.
Nei giorni scorsi in Sudtirolo si è discusso molto delle pensioni dei politici, anzi degli anticipi che fintroppo generosamente si sono concessi. Ne è nato un dibattito giusto nel merito ma assolutamente esasperato ed esagerato nella forma e nelle proporzioni. Sì, certo, i nostri rappresentanti hanno sbagliato e sì, devono fare ammenda. Ma non bisogna nemmeno dimenticare che non hanno fatto nulla di illegale e che i costi, finora, erano perfino più elevati. Come abbiamo avuto modo di dire lo scandalo SEL e i tagli indiscriminati (e parzialmente illegali, come ha perfino confermato la corte costituzionale) dei governi romani ci costano cifre astronomiche.
I consiglieri provinciali, che al contempo sono anche consiglieri regionali, hanno già proposto la totale cancellazione delle loro pensioni. Ma che dire? Se ci fermiamo qui rischiamo davvero di fare puro populismo: Tutti sanno che la Regione è ormai un vero carrozzone che per la gestione di pochissime competenze genera costi enormi. Qualche tempo fa qualcuno è giunto ad affermare che la chiusura definitiva della struttura regionale consentirebbe un risparmio di cento milioni di euro senza inconveniente alcuno. Buttare al vento cento milioni ogni anno per un ente inutile, la cui morte è certificata e generalmente riconosciuta, e stracciarsi le vesti per un anticipo una tantum di 90 milioni (che in prospettiva porterà addirittura a un risparmio) è un tantino irrazionale. Aggiungiamo pure che la Regione, vista dal Sudtirolo, non è che un dito dietro al quale ai politici piace nascondersi («non si può fare perché i trentini non ci stanno») e potremo tranquillamente affermare che la sua scomparsa non comporterebbe alcun effetto collaterale indesiderato.
Sarebbe quindi più coerente e sensato chiedere ai nostri rappresentanti che oltre alle loro pensioni aboliscano anche l’ente erogatore.
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