La città di Bolzano, invece di depotenziare o storicizzare quelli esistenti, ha creato un nuovo monumento «fascista» — erigendo una stele dedicata a Norma Cossetto, figlia di un dirigente istriano del Partito Fascista, torturata e uccisa dai partigiani e che fino alla fine rifiutò di prendere le distanze dal fascismo. I suoi presunti carnefici furono giustiziati sommariamente, senza processo, dai nazisti.
La stele è stata inaugurata dal sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli (PD), alla presenza di autorità militari e associazioni combattentistiche, in concomitanza con la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, giungendo così — anche con riferimenti espliciti nel discorso di inaugurazione — a creare un’inaccettabile commistione fra gli avvenimenti.
Alcuni giorni prima Luigi Schiatti, consigliere comunale di Unitalia (partito di ispirazione fascista) aveva deposto una rosa bianca davanti alla stele per mettere simbolicamente sullo stesso piano Norma Cossetto e i fratelli Scholl, membri del gruppo di resistenza Weiße Rose.
Inoltre, nel 2012 il Comune di Bolzano aveva già dedicato una strada alla stessa Cossetto, mentre secondo il sindaco la città non sarebbe pronta a cancellare l’odonomastica che rende «onore» al fascismo e ai crimini di guerra. Questo nonostante molti cittadini, soprattutto ma non solo di madrelingua tedesca, si sentano offesi dalla permanenza di tali denominazioni.
L’impressione è che la maggioranza comunale (con Verdi, SVP e SEL) si stia muovendo nella direzione sbagliata, proseguendo su una strada che portò all’installazione del Duce a cavallo o all’intitolazione di via Amba Alagi nel dopoguerra. Non veramente una Capitale della Cultura Europea.
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