Indipendentemente da come ci poniamo nei confronti dell’adunata degli alpini in programma i giorni 11, 12 e 13 maggio prossimi, ecco un’altra occasione persa: quella di presentare la capitale sudtirolese — anche e soprattutto dinnanzi a decine di migliaia di militari — col rilievo del duce «contestualizzato» (o depotenziato, che dir si voglia). Dopo oltre un anno dalla famosa lettera del ministro Bondi, non è successo ancora nulla.
Ma che cosa c’entra il depotenziamento con l’adunata degli alpini? Sono ben tre le riflessioni che si possono fare a riguardo.
Primo: La tribuna d’onore della manifestazione si troverà proprio in piazza del Tribunale, per cui le immagini della festa militare davanti a uno sfondo poco edificante che verranno inviate in giro per «il mondo» saranno numerosissime. Poca la sensibilità degli organizzatori ad aver piazzato proprio lì il cuore dell’adunata, d’altronde però una città come Bolzano non dovrebbe proprio più disporre di spazi pubblici talmente connotati.
Su quella tribuna, probabilmente, ci sarà anche il nostro Landeshauptmann. Forse avrà occasione di riflettere.
Secondo: Un duce depotenziato e storicizzato sarebbe stato un messaggio di convivenza e un’esperienza formativa, mentre così com’è contribuirà a creare malintesi — e irritazione. Un brutto invito ai più estremisti fra gli alpini.
Terzo: L’ultima adunata degli alpini che si è tenuta a Bolzano risale all’immediato dopoguerra (1949). Paradossalmente a quell’epoca l’opera d’arte fascista non c’era ancora, fu collocata negli anni ’50. Dare un’immagine di se peggiore di 60 anni fa è inaccettabile.
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