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  • Bald auch kein Rechnungshof mehr?
    Ausgezuzelte Autonomie

    Während die Wiederherstellung der beschnittenen Zuständigkeiten kaum vom Fleck kommt und die italienischen Rechtsparteien im Gegenzug eine Schwächung des Minderheitenschutzes fordern, steht die Autonomie schon wieder unter Beschuss. So schwebt der italienischen Regierung von Giorgia Meloni (FdI) offenbar eine Zentralisierung der Rechnungshöfe vor, der unter anderem auch die Sitze von Bozen und Trient zum Opfer fallen würden. Der für Südtirol zuständige Rechnungshof wäre dann jener in Venedig. Dieses Ansinnen widerspricht einer 1988 erlassenen Durchführungsbestimmung (DFB) zum Autonomiestatut und würde den Rechnungshof sowohl der Zweisprachigkeitspflicht als auch dem Proporz entziehen. Darüber hinaus müssten sich Südtirolerinnen, die sich vor dem Rechnungshof zu verantworten haben, jedes Mal nach Venedig begeben.

    Je mehr Infrastruktur abgezogen wird, desto mehr verkommt Südtirol zur Peripherie. Nicht zuletzt gehen qualifizierte Arbeitsplätze verloren.

    Wie hierzulande zudem die Kontrolltätigkeit aussehen soll, wenn keinerlei deutsche Sprachkompetenzen mehr vorhanden sind, erscheint zudem fraglich.

    SVP-Senator Meinhard Durnwalder sagt laut Rai Südtirol, dass eine Verfassungsbeschwerde gegen die Missachtung einer DFB voraussichtlich erfolgreich wäre. Doch erstens kann man sich bei der zentralistischen Rechtssprechung des italienischen Verfassungsgerichts nie sicher sein und zweitens muss sich Südtirol dann wieder einmal Monate oder gar Jahre lang mit der (auch nicht kostenlosen) Abwehr eines Rückschritts befassen, anstatt endlich an Fortschritten in Richtung mehr Eigenregierung zu arbeiten.

    Bestenfalls ist das also ein stillstandsfördernder Zeit- und Energieverlust.

    Cëla enghe: 01 02 03



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  • In Canada ora guardano anche quanti francofoni emigrano.

    Per stabilizzare e far crescere le comunità di lingua francese fuori dal Québec, il Canada da tempo ha definito soglie minime d’immigrazione francofona — una sorta di proporzionale linguistica —, che recentemente sono anche state sensibilmente elevate. Fondamentalmente, la percentuale di persone di lingua francese nella popolazione immigrante ora dev’essere maggiore che nella popolazione residente.

    Ma ciò non basta: grazie a un’analisi commissionata dall’Istituto per la cittadinanza canadese si è ora scoperto che gli immigrati francofoni tendono a lasciare il paese in misura nettamente maggiore rispetto a quelli anglofoni e agli alloglotti, il che contribuisce al declino delle comunità di lingua francese. A lungo termine, ben il 35% dei francofoni immigrati lasciano il Canada, anche se, indipendentemente dalla lingua, il maggior numero di quelli che tornano all’estero lo fanno nei primi 2-5 anni.

    Gli autori del rapporto giungono alla conclusione che oltre ad attrarre immigrazione francofona, bisognerà lavorare per migliorare la «capacità di ritenzione», onde fermare l’esodo di queste risorse così importanti per le comunità minoritarie. E l’Istituto per la cittadinanza canadese chiede che in futuro, oltre al numero di coloro che arrivano, si guardi anche al numero di quelli che rimangono.

    Dal Ministero federale dell’immigrazione hanno già fatto sapere che studieranno con attenzione i risultati della ricerca e sono pronti a discutere di eventuali contromisure. Saranno analizzate anche le differenze tra le varie province, per capire perché in alcune di loro gli immigrati di lingua francese sono più propensi a rimanere che in altre, in modo da capire se esistano delle buone pratiche replicabili anche altrove.

    C’è già comunque chi propone che le quote di ritenzione dell’immigrazione francofona vengano rilevate annualmente e che se ne tenga conto, automaticamente, nella definizione delle soglie minime di immigrati che parlano il francese: più francofoni lasciano il paese, più elevato dovrà essere il numero di nuovi immigrati che parlano la lingua di Molière.

    Tutto questo mentre in Sudtirolo la contrazione dei gruppi linguistici tedesco e ladino non sembra interessare nessuno.



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  • Lungodegenti, fondamentale la concordanza linguistica.

    A metà novembre, l’università di Ottawa, in Canada, ha pubblicato i risultati di una ricerca sulla «concordanza linguistica e culturale» in ambito sanitario, effettuata retrospettivamente su un vasto campione di pazienti su un periodo di quasi 10 anni. Analizzando la situazione di 198.729 residenti in strutture per lungodegenti nella provincia — a maggioranza anglofona — dell’Ontario, i pazienti di madrelingua francese dimostrano una probabilità più elevata del 15% di vedersi somministrare inappropriatamente degli antipsicotici, rispetto a chi è di madrelingua inglese. Tale valore supera perfino quello dei pazienti alloglotti, la cui probabilità è «solo» dell’11% superiore a quella degli anglofoni. Gli antipsicotici si caratterizzano per degli effetti collaterali significativi (perdita di equilibrio con rischio di cadute, diabete, malattie cardiovascolari ecc.), per cui non vengono solitamente prescritti con leggerezza.

    Pur trovandosi in una provincia in cui i francofoni non arrivano al 5% della popolazione totale, secondo la ricerca il 58,7% dei pazienti di lingua francese riceveva i servizi medici nella propria lingua. Altrimenti con ogni probabilità le somministrazioni inappropriate sarebbero state molte di più.

    La concordanza linguistica tra pazienti e chi li cura è ormai riconosciuta come un fattore sociale essenziale per la salute e la buona riuscita delle terapie. Le barriere linguistiche invece rappresentano un vero e proprio pericolo di vita.

    In Sudtirolo i dati disponibili confermano che i pazienti di madrelingua tedesca — e, verosimilmente, ancor più quelli di lingua ladina — incontrano difficoltà crescenti a farsi curare nella propria lingua, il che può avere conseguenze fatali.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07 || 01



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  • Statuto, scambio a danno delle minoranze.
    Quotation

    Il negoziato in corso sulla revisione dello Statuto è impostato in modo da acquisire alcuni obiettivi determinati: il ripristino delle competenze erose dalla giurisprudenza centralista della Corte costituzionale, l’attribuzione di nuove competenze, l’introduzione del requisito della previa intesa delle autonomie per evitare che future revisioni possano essere adottate unilateralmente e imposte dal Parlamento.
    Dei tre obiettivi, quest’ultimo è il più difficile da conseguire. Le nuove competenze a vantaggio dell’autonomia territoriale (quindi di tutti) sembrano essere entrate in una logica di scambio a vantaggio formale del gruppo linguistico italiano, la cui rappresentanza politica conferma tutta la miopia istituzionale della destra e la difficoltà di un autentico riscatto dalle proprie tristi origini.

    da La chimera del terzo statuto, contributo apparso oggi sull’edizione sudtirolese del Corriere a firma di Roberto Toniatti, emerito di Diritto costituzionale all’Università di Trento

    Proprio così. L’estrema destra italiana chiede vantaggi unilateralmente a favore del gruppo linguistico italiano (maggioranza nazionale, peraltro in crescita), a svantaggio delle minoranze linguistiche — in cambio di competenze che vanno a vantaggio di tutti.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 || 01 02



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  • Felix Neureuther und Olympia.
    BR-Doku über die Olympischen Spiele 2026

    Der ehemalige Weltklasse-Skirennläufer Felix Neureuther geht in einer Dokumentation dem Nachhaltigkeitsversprechen der Verantwortlichen der Olympischen Spiele 2026 auf den Grund – unter anderem auch in Südtirol.

    Angesichts der allgegenwärtigen “Kathedralen in der Wüste” nach den Spielen vor nicht einmal 20 Jahren in Turin, fürchtet er, dass sich die Geschichte wiederholt und neuerlich Millionen in den Wind geschossen werden und Natur- und Kulturraum unwiederbringlich zerstört wird.

    Die Spiele 2006 waren für mich die Erfüllung eines Lebenstraums. Doch wenn ich das heute hier sehe, dann tut es einfach nur weh.

    – Felix Neureuther



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  • Gegen Hartung, aber mit FdI.

    Schützen und Heimatbund haben zur letzten Sepp-Kerschbaumer-Gedenkfeier am 8. Dezember den Rechtsextremisten Erhard Hartung als Redner eingeladen. Dazu zitiert die TAZ den Landeshauptmann mit folgenden Worten:

    Diese Einladung ist ein Zeichen dafür, dass es an der Spitze des Schützenbundes kein Gespür für die Geschichte und keine notwendige Differenzierung gibt. Hartung ist eindeutig deutschnationalen Kreisen zuzuordnen. Es ist nicht verständlich, dass eine solche Person als Redner eingeladen wird.

    – Arno Kompatscher

    Dem ist inhaltlich nicht viel hinzuzufügen. Gleichzeitig offenbart sich die Doppelmoral des Landeshauptmanns, der diese Aussagen tätigt, während er mit Rechtsextremen in der Landesregierung sitzt, wohin er sie sogar selbst berufen hat.

    Was schlimmer ist — eine Rede oder eine fünf Jahre währende Regierungsbeteiligung — beurteile jede selbst.

    Die TAZ schreibt weiter:

    Letztendlich habe sich der Schützenbund damit [laut Arno Kompatscher] keinen Gefallen getan, vor allem, weil aktuell im Innenministerium darüber nachgedacht wird, wie man mit der Einlieferung von historischen Waffen durch befreundete Schützendelegationen umgehen soll.

    – TAZ

    Dieser ständige Opportunismus ist unerträglich. Einen Nazi sollte man nicht einladen, weil er ein Nazi ist. Und eine redliche Persönlichkeit sollte man auch dann einladen dürfen, wenn man sich damit »keinen Gefallen« tut. Wenn der eigene Vorteil zur Diskriminante wird, kommt man sonst womöglich noch zum Schluss, dass man sogar Koalitionen mit faschistischen Kräften eingehen darf — wenn es was zu bringen verspricht.

    Aufgeworfen wurde die Diskussion übrigens ausgerechnet von den neofaschistischen Fratelli d’Italia, die sich aber wiederum nur am Freiheitskampf per se — und nicht an der rechtsextremistischen Gesinnung von Hartung — stören. Wäre ja auch etwas merkwürdig.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 | 05 || 01



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  • LR Bianchi übergibt Bozner Verkehrsplanung an Salvini.

    Die SVP hat sich — und somit das ganze Land — bekanntlich rechtsextremistischen, zentralistischen und autonomiefeindlichen Kräften ausgeliefert, weil sie sich davon die Wiederherstellung der Autonomie verspricht. Was könnte da schon schief gehen?

    Wer hätte zum Beispiel erwarten können, dass einige dieser Kräfte nicht »nur« symbolisch nationalistische Politik machen, sondern auch so dreist sind, die angebliche Reparatur der Autonomie an einen Abbau des Minderheitenschutzes (01 02) zu koppeln?

    Und hätte man denn vorausahnen können, dass nationalistische Landesräte autonome Zuständigkeiten eigenmächtig der Zentralregierung übergeben? Christian Bianchi (Uniti/Lega) gab jetzt etwa bekannt, einen außerordentlichen Verhandlungstisch im römischen Verkehrsministerium »erreicht« zu haben, bei dem es um die Verkehrsplanung in der Südtiroler Landeshauptstadt gehen soll. Dass dies in die Zuständigkeit des Landes und der Stadt fällt, ist dem Landesrat wurscht: Warum sollte er auch nicht die Autonomie von innen aushöhlen, wenn man ihn lässt?

    Geht es nach dem Landesrat für Hochbau, soll jetzt also sein Parteichef Matteo Salvini — in dessen Rolle als Verkehrsminister — die Bozner Mobilität in die Hand nehmen.

    Salvinis Gesinnung ist bekanntlich auch in Bezug auf die Mobilität irgendwo im letzten Jahrhundert stecken geblieben. So hetzt der Minister nicht nur gegen die transitmindernden Maßnahmen in Österreich, sondern auch gegen Tempo 30 innerorts und das geplante EU-weite Verbrenneraus. Geschwindigkeitskontrollen erschwert er, während er die Verkehrsordnung zur Kriminalisierung leichter Drogen missbraucht, auch wenn deren Konsum schon so weit zurückliegt, dass er keinen Einfluss auf die Verkehrssicherheit haben kann. Natürlich hat das ihm unterstehende Ministerium seit seiner Amtsübernahme so gut wie nichts in die Verkehrswende investiert, sondern pulvert Milliarden in »nachhaltige« Megaprojekte wie die Brücke über die Meerenge von Messina.

    Man kann sich da schon bildlich vorstellen, welch »innovative« Konzepte einer wie Salvini für unsere Landeshauptstadt vorschlagen könnte.

    Doch eigentlich ist das auch unerheblich, denn eine Bearbeitung des Themas steht ihm sowieso nicht zu. Diese faktische Aushöhlung der Autonomie in einem Bereich, in dem sie juristisch — jedenfalls bis heute — noch gehalten hatte, ist unerträglich, spricht aber Bände: Bevor irgendetwas wiederhergestellt wurde, lässt die Volkspartei offenbar zu, dass ein Mitglied der von ihr geführten Regierung Landeszuständigkeiten eigenmächtig an einem Tisch in Rom verhandeln lässt. Es bestätigt sich, dass jeder tut, was er will.

    Hat der Landeshauptmann eigentlich noch irgendwas zu sagen? Was ist mit Landesrat Daniel Alfreider (SVP), der für die einschlägigen Landeszuständigkeiten verantwortlich wäre? Denn der ehemalige Leiferer Bürgermeister übergibt hier Angelegenheiten an den Minister, die noch nicht einmal in seine Kompetenzen als Landesrat fallen.

    Wenn Bianchi nicht zurückgepfiffen wird, wenn ihn die SVP nicht vor den Koalitionsausschuss zitiert, nimmt sie billigend in Kauf, dass unser aller Autonomie — die nicht der Volkspartei gehört — sowohl symbolisch als auch faktisch geschadet, dass sie vorgeführt und entwürdigt wird. Wozu Zuständigkeiten wiederherstellen, wenn sogar die, die wir noch haben, in Rom ausgeübt werden?

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 | 06 07



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  • Mussolini ist Ehrenbürger der Kulturhauptstadt.
    Görz

    Die beiden aneinander grenzenden Städte Görz (Julien) und Neu-Görz bzw. Nova Gorica (Slowenien) sind — neben Chemnitz (Sachsen) — die europäischen Kulturhauptstädte 2025. Voneinander trennt sie eine Staatsgrenze, die nach dem Zweiten Weltkrieg neu durch das historisch mehrsprachige Gebiet gezogen wurde und seit dem Beitritt von Slowenien zur EU wesentlich durchlässiger geworden ist. Slowenisch und Italienisch, Friaulisch und Deutsch gehören zu den autochthonen Sprachen, die hier gesprochen werden.

    Im Gemeinderat von Görz kam deshalb im November der Vorschlag auf, dem faschistischen Diktator Benito Mussolini — besser spät als nie — die 1924 erteilte Ehrenbürgerschaft der Stadt abzuerkennen. Spätestens im Faschismus wurde hier schließlich mit rassistischer Gewalt und ungebremster Brutalität versucht, die kulturelle und sprachliche Vielfalt der Region zu unterdrücken, um Italien zu einem monolingualen und kulturell sowie politisch-ideologisch homogenen Nationalstaat zu machen.

    Außerdem fiel das faschistische Italien gemeinsam mit Nazi-Deutschland in Jugoslawien ein und beging grausame Kriegsverbrechen.

    Doch wer gedacht hätte, dass dem Ansinnen, die Ehrung für den Diktator zurückzunehmen, gerade im Vorfeld der verbindenden Kulturhauptstadtschaft nichts hätte im Wege stehen können, hat die Rechnung ohne die politischen Gegebenheiten im Italien des 21. Jahrhunderts gemacht. Bürgermeister Rodolfo Ziberna (FI), der seine ehemalige Mitgliedschaft bei den sozialistischen Demokraten (PSDI) hervorhob und sich als Antifaschist bezeichnete — jedoch gleichzeitig einer rechtsrechten Stadtmehrheit vorsteht, der auch die neofaschistische FdI angehört —, lehnte den Widerruf ab. Dafür führte er die in Italien sehr beliebte, höchst fadenscheinige Begründung an, man dürfe »die Geschichte nicht auslöschen«, sondern müsse sie bekannt machen, damit sie sich nicht wiederhole. Als hätte die Rücknahme einer Ehrung irgendetwas mit der Auslöschung von Geschichte zu tun.

    Vielmehr ist die aktive Entscheidung, die Ehrenbürgerschaft beizubehalten, Ausdruck und Bestätigung von ideologischer Nähe.

    Der Beschluss löste sowohl in der Partnerstadt Neu-Görz und in der slowenischen Hauptstadt Laibach als auch bei der slowenischen Minderheit in Görz und Julien Entsetzen und Empörung aus. In Italien ist Mussolini jedoch bis heute wichtiger als Versöhnung, Aufarbeitung und Wiedergutmachung.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 | 05 06 07 08 09 10



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