E anche sul Frecciarossa Roma-Bozen il «nostro» bilinguismo, quello tedesco-italiano, prescritto dalla legge ma dettato anche dalle regole del rispetto e del buonsenso, rimane lettera morta. Me ne sono reso conto durante un recente viaggio, e mi è stato poi confermato da persone che quel collegamento lo usano con una certa frequenza.
In questo caso alla discriminazione si aggiunge anche la beffa, perché Trenitalia, impresa pubblica che operando in Sudtirolo da decenni la normativa la conosce benissimo (ma se ne infischia), sui display informativi e nella megafonia fa ampio uso di altre lingue, che la legge non prescrive. Concretamente l’inglese, il francese e — addirittura — il cinese, oltre all’italiano:
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Sembra quasi — giusto per non dire che se ne ha la certezza — che la marginalizzazione del tedesco segua un preciso disegno. Anche perché altrimenti usarlo dovrebbe essere una scelta obbligata, se non per rispetto verso la popolazione residente o verso le leggi, almeno per il fatto che il treno porta in una regione che confina con paesi di lingua tedesca.
Oltre alla lingua tedesca, poi, manca completamente dagli annunci, dalla cartografia e dalle tabelle orarie dei collegamenti successivi anche la toponomastica «bilingue» (quella che su ogni sentierino di montagna dev’essere tassativamente presente, per intenderci):
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Infine, giusto per mettere la ciliegina sulla torta, anche l’annuncio vocale in arrivo a Bozen è esclusivamente in italiano e inglese.
Trattandosi di un servizio che, in quanto collega le due capitali, spesso viene utilizzato anche dai politici sudtirolesi che si recano a Roma, mi chiedo se non si siano mai accorti di questo ennesimo sistematico sopruso o se invece ormai anche loro si siano rassegnati al fatto che in Italia è impossibile far rispettare i nostri diritti.
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