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  • In Richtung Willkürstaat.

    Wegweisungen, Platzverweise und Abschiebungen — der nicht mehr ganz so neue Polizeipräsident Paolo Sartori fackelt nicht lange und interpretiert so indirekt den Geist des autoritären Staates unter rechtsrechter Führung. Allmählich verschaffen sich aber neben all der peinlichen Bewunderung auch Skepsis und Widerstand Gehör.

    Von Valentino Liberto für Salto befragt, ordnet Menschenrechtsanwalt Nicola Canestrini die neue Gangart — die nicht auf Südtirol beschränkt sei — ein und zeigt sich alarmiert. Die allgemeine Zurückhaltung, die noch kürzlich beim Einsatz dieser demokratisch bedenklichen Mittel vorgeherrscht habe, sei inzwischen gefallen. Am Ende des Tunnels, in dem wir uns seiner Meinung nach schon befinden, liege der Polizeistaat.

    Die exponentielle Zunahme repressiver Verwaltungsmaßnahmen wie den Platzverweisen, die keiner richterlichen Überprüfung unterliegen und gegen die ein Einspruch schwierig und teuer sei, hält er dementsprechend für besorgniserregend. Es handle sich dabei um freiheitsberaubende und freiheitsbegrenzende Maßnahmen, die im Faschismus eingeführt und im demokratischen Italien beibehalten wurden. Auf der Grundlage eines reinen Verdachts oder einer Zukunftsvorhersage will man die potenzielle Gefährlichkeit von Menschen einschätzen und theoretisch die Verübung einer Straftat verhindern. Und obwohl das im Grunde Kaffeesudleserei ist, wird dabei auch noch die Beweislast umgekehrt.

    Neben Italien kannten laut Canestrini im Jahr 2017 nur fünf weitere von 34 Staaten, die dem Europarat Auskunft über die jeweilige Rechtsordnung erteilt haben, administrative Präventionsmaßnahmen: Russland, Österreich und Frankreich; zudem die Schweiz und das Vereinigtes Königreich, wobei sie dort auf Gewalt im Stadion respektive auf die Terrorismusbekämpfung begrenzt seien. Und vielleicht gibt es in einigen dieser Länder im Gegensatz zu Italien zumindest niederschwellige Einspruchsmöglichkeiten.

    Der EGMR jedenfalls habe die italienische Gesetzeslage scharf verurteilt, so Canestrini.

    Wir leben also in einer Zeit, in der Demokratie und Rechtsstaatlichkeit unter parteiübergreifendem Applaus der Verbesserung des Sicherheitsgefühls geopfert werden, wobei bislang — meiner subjektiven Beobachtung zufolge — auch dies keineswegs gelungen zu sein scheint. Dafür überlässt man den Schlüssel zum öffentlichen Raum bereitwillig dem Ermessen und der Willkür eines von oben eingesetzten Beamten oder gar den Streitkräften.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07 08 || 01 02 03 04



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  • La gestione linguistica nel sistema sanitario catalano.
    Buone pratiche

    Pochi giorni fa sul sito della Revista de Llengua e Dret della Generalitat de Catalunya è stato pubblicato un articolo firmato da Francesc Sala i Pascual, dell’Ufficio di analisi e strategia e Jordi Pere i Mas, del Servizio di pianificazione linguistica in seno al Dipartimento catalano alla salute.

    Informano che a maggio il consiglio direttivo del Servizio catalano alla salute ha approvato un’ordinanza specifica contenente misure per assicurare l’effettivo rispetto dei diritti linguistici degli utenti e pazienti del Servizio sanitario pubblico. Vi si riafferma la speciale rilevanza che la lingua riveste in ambito sanitario «per facilitare un ambiente affettivo ed emotivo di massima vicinanza alle persone vulnerabili, utenti dei servizi di salute in circostanze stressanti o di preoccupazione» o per «garantire la fluidità nella comunicazione e, di conseguenza, l’identificazione adeguata dei problemi di salute e l’efficacia stessa dell’assistenza» sanitaria.

    I due autori fanno notare come diversi studi scientifici1citano Seale et al., 2022; Tolchinsky et al., 2022; e Gershengorn, 2023 mettono in evidenza che conoscere la lingua dei pazienti è una componente fondamentale dell’assistenza sanitaria, garanzia di qualità e determinante per la sicurezza dei pazienti, constatando come una comunicazione insoddisfacente sia la principale fonte di errori nel trattamento sanitario e in particolare nell’assistenza clinica acuta.

    Affermano che l’assistenza nella lingua dei pazienti è associata direttamente al miglioramento degli indicatori di salute. Un requisito che è ancora più importante in pediatria e nell’assistenza di gruppi particolarmente vulnerabili, come gli anziani, in situazioni che derivano da malattie croniche o mentali, e di persone in assistenza intermedia o in fine vita.

    Secondo Sala i Pascual e Pere i Mas, l’ordinanza esplicita in modo più specifico e dettagliato in che cosa consistono esattamente i diritti linguistici dei pazienti, tra i quali risalterebbero i seguenti:

    • I cittadini hanno il diritto a venire assistiti nella lingua ufficiale di loro scelta e le entità che forniscono il servizio devono garantire sempre l’uso linguistico che salvaguardi meglio la loro salute.
    • Il personale deve garantire i diritti linguistici dei pazienti e degli utenti.
    • Anche una possibile situazione di carenza di professionisti sanitari in alcune specialità non deve mai limitare i diritti linguistici dei cittadini. Pertanto, la mancanza di medici e l’arrivo di professionisti dall’estero non può andare a scapito dei diritti linguistici degli utenti.
    • L’amministrazione sanitaria deve facilitare le condizioni e i mezzi adeguati affinché si possa formare il personale che, temporaneamente, non dispone delle conoscenze linguistiche necessarie per assistere i cittadini nella lingua ufficiale che scelgono. Si sottolinea che questa situazione può essere solo temporanea e che spetta al governo catalano prevedere come e entro quali termini i professionisti provenienti dall’esterno debbano acquisire le competenze linguistiche adeguate per il loro posto di lavoro.

    Inoltre, si ribadisce che i diritti linguistici vanno sempre salvaguardati anche nei servizi forniti da entità esterne o eventuali concessionarie. Il catalano e, dove previsto, l’occitano vanno utilizzati anche nei rapporti amministrativi, nelle insegne, pubblicazioni, avvisi e altre comunicazioni generali, nella documentazione interna, nelle fatture, comunicazioni vocali, istruzioni, etichettatura e imballaggi dei prodotti; nelle comunicazioni e notifiche indirizzate a persone fisiche o giuridiche residenti nell’ambito linguistico catalano (quindi non solo nella Catalogna in senso stretto, ma anche nel País Valencià, nelle Isole Baleari, Catalogna del Nord, Striscia occidentale, Andorra e Alghero) e in tutti i sistemi di informazione utilizzati. Tutto questo era già implicitamente previsto, ma la nuova ordinanza lo ribadisce e prevede nuovi obblighi e meccanismi di monitoraggio.

    Tutte le entità facenti parte del Servizio catalano di salute sono obbligate a destinare i mezzi necessari alla formazione linguistica del personale e a prevedere le misure idonee a garantire che il personale effettivamente conosca e utilizzi la lingua ufficiale preferita dai pazienti.

    Ogni entità inoltre dovrà dotarsi di un Piano di gestione linguistica che consenta di ottenere e mantenere i requisiti previsti dalla normativa vigente. Oltre a essere un obbligo e a migliorare il servizio offerto alla cittadinanza, sottolineano gli autori, il pieno rispetto dei diritti linguistici è dimostrazione di responsabilità nei confronti dell’ambiente sociale, aiuta ad attrarre professionisti locali, migliora la coesione interna e l’ambiente di lavoro, la produttività e la qualità, e contribuisce a una migliore immagine.

    L’intento è quello di portare il sistema di gestione linguistica di ogni centro ed entità ai livelli già previsti per la gestione della qualità, delle politiche ambientali, la responsabilità sociale ecc. Ad avviso degli autori ciò porterà a considerare la lingua come un fattore di salute, con conseguenze dirette per la qualità e la sicurezza assistenziale, mentre contribuirà a migliorarne la gestione.

    Tra le altre cose, il Piano di gestione linguistica deve contenere:

    • La designazione di un responsabile della gestione linguistica, che accompagnerà l’implementazione del Piano e delle azioni concrete che ne deriveranno, ne monitorerà l’efficacia, garantirà e valuterà il rispetto degli obblighi linguistici, intraprenderà azioni correttive basate anche su eventuali reclami ricevuti. Il responsabile sarà inoltre l’interlocutore e coordinatore in materia linguistica nei confronti del Servizio e del Dipartimento catalano alla salute. In certi casi, oltre alla figura del responsabile, nelle strutture sarà creato anche un team interdisciplinare di dinamizzazione della lingua catalana.
    • La definizione di una politica linguistica specifica del relativo centro in un’ottica di pieno rispetto della normativa di riferimento e di un continuo miglioramento.
    • Una diagnosi della situazione linguistica che individui e includa le esigenze degli utenti, il contesto sociolinguistico particolare del centro, la normativa di riferimento, un inventario delle lingue parlate dai pazienti (anche in un’ottica di offrire sistemi di mediazione e traduzione), eventuali esigenze linguistiche aggiuntive (progetti di cooperazione internazionali, reti di collaborazione, attività formativa internazionale). Andrà poi analizzata l’appropriatezza linguistica del personale e pianificata l’eventuale formazione.
    • Gli obiettivi linguistici da raggiungere a corto, medio e lungo termine con la definizione delle risorse necessarie. A titolo esemplificativo si citano la formazione linguistica, la riduzione di reclamazioni per motivi linguistici, l’assistenza o mediazione in lingue non ufficiali e nella lingua dei segni, la promozione della terminologia specifica.
    • La formazione linguistica, da includere nel piano di formazione professionale generale, anche in lingue diverse da quelle ufficiali, l’accreditazione dei livelli raggiunti, la definizione di una guida o di un piano di accoglienza linguistica per i nuovi collaboratori provenienti dall’esterno, la definizione di itinerari linguistici personali.
    • La definizione delle buone pratiche linguistiche, in particolare per il personale a contatto diretto con i pazienti.
    • Monitoraggio attivo negli ambiti della gestione documentale del centro, dei protocolli operativi, della comunicazione e della segnaletica, assicurandosi che documenti, siti web, software per ufficio, strumenti di traduzione automatica e sistemi informativi siano aggiornati e accessibili per pazienti e utenti nella lingua giusta e che nell’adozione di nuovi sistemi o programmi informatici venga richiesta la disponibilità immediata di tutte le lingue ufficiali. Va specificato che il rapporto linguistico con la cittadinanza e con il personale avvenga in un linguaggio chiaro, preciso e comprensibile.
    • L’implementazione di procedure di monitoraggio del rispetto delle clausole linguistiche nei contratti coi fornitori dei centri. Nell’appaltazione di servizi (mensa, manutenzione ecc.) e prodotti (apparecchiature, materiali di consumo ecc.) va garantito il rispetto della legislazione linguistica, che prevede sempre la presenza della lingua catalana. Il rispetto delle clausole va verificato periodicamente e vanno eventualmente applicate le sanzioni previste.
    • Valutazione, misurazione e analisi degli effetti del Piano che orientino l’ente verso un miglioramento continuo nella gestione linguistica. Lo stato del Piano va rivisto annualmente e venno determinati nuovi obiettivi per l’esercizio successivo. È opportuno prevedere sondaggi di soddisfazione degli utenti che includano domande sull’assistenza linguistica e raccogliere l’evoluzione di reclami e suggerimenti.

    Ancora una volta, dunque, in Catalogna non si lascia nulla al caso.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07

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      citano Seale et al., 2022; Tolchinsky et al., 2022; e Gershengorn, 2023


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  • Antisemitische Highlights.
    Salto

    Sieben Artikel hat Patrizia Zambai in ihrer Serie Gaza Calling seit dem 29. Jänner als Community-Beiträge auf Salto veröffentlicht. Und alle sieben wurden von der Redaktion mit dem Prädikat Community Highlight ausgezeichnet.

    Doch worum geht es in den redaktionell geadelten Gastbeiträgen?

    In sieben Folgen widmet sich Zambai dem Nahostkonflikt und schafft es dabei, die Palästinenserinnen einseitig und ausschließlich als Opfer darzustellen, während Israel, die USA und der Westen aufs Schärfste kritisiert und beschuldigt werden. Dabei ist vieles von dem, was am Vorgehen Israels und seiner Verbündeten beanstandet wird, sicherlich richtig und gerechtfertigt.

    Absolut unfassbar ist jedoch, dass in der gesamten Artikelserie nie erwähnt wird, dass die Hamas einen verheerenden Terroranschlag auf Israel verübt und 239 Personen entführt hat. Kein einziges Mal wird an der fundamentalistischen Terrororganisation auch nur die leiseste Kritik geübt.

    Das allein wäre bereits eine schwer zu übertreffende, unerträgliche Leistung.

    Leider ist es aber noch deutlich schlimmer.

    Was vergangenen Oktober vorgefallen ist, wird von Zambai nicht etwa »bloß« verschwiegen, sondern auch noch aktiv verharmlost und sogar gerechtfertigt. In ihrem zweiten Artikel bezeichnet sie den Terrorakt noch euphemistisch als »Aktionen der Hamas vom 7. Oktober«1Alle Zitate von mir aus dem Italienischen übersetzt.. In Folge vier behauptet sie dann schon, »Kolonialismus, Gewalt und Übergriffe« durch Israel hätten »zum Gemetzel vom 7. Oktober und zur Tragödie, der wir gerade beiwohnen« geführt. Am Terrorakt der Hamas ist also nicht — nicht einmal teilweise — die Hamas schuld, sondern einzig und allein: Israel.

    In Folge sechs geht es um eine Frau, die in Bozen auf dem Boden kniend und mit verbundenen Augen Flyer verteilt haben soll. Die Autorin schwärmt, dass aus diesen Flugblättern die palästinensischen Frauen »der demokratischen Welt zurufen, dass Israel sich nicht verteidigt, sondern angreift. Wer sich verteidigt ist der Okkupierte, der Enteignete, der Geflüchtete. Uns Privilegierten in diesem Land, die wir uns die Gewaltlosigkeit leisten können, sagen sie, dass kolonisierte und unterdrückte Völker das Recht haben, für ihre Befreiung zu kämpfen und dass Entkolonialisierungsprozesse fast nie friedlich abgelaufen sind.« Die grausamen Morde und die Geiselnahmen sind also rechtens. Hamas ist eine unbefleckte Befreiungsbewegung, die leider zur Gewalt gezwungen ist.

    Zu diesem Beitrag veröffentlicht Zambai auch ein Bild der Knienden. Am Boden ist vor ihr eine Palästina-Flagge ausgebreitet, zudem hat sie ein Schild mit folgender Botschaft aufgestellt: »Gestern die Hinnahme der Rassengesetze, heute die Hinnahme der Beteiligung an einem Genozid. Schweigen = Straflosigkeit.« Die Gleichsetzung des Gazakriegs mit der Judenverfolgung. Verharmlosung des Holocausts.

    In der gestern veröffentlichten siebten Folge, die von der Redaktion prompt als Highlight gekennzeichnet wurde, missbraucht die Autorin dann noch ein Gutachten des IGH über die israelische Siedlungspolitik, um Desinformation zu verbreiten. Durch dieses »Urteil« (das keines ist) sollen die Regierungen der Länder, die Israel unterstützen, angeblich »illegal« werden. Genauso »illegal« wie Universitäten, die mit isrealischen Firmen zusammenarbeiten — oder die vorgebliche »Apartheid« des Staates Israel. Das »Urteil« sei eindeutig und könne nicht ignoriert oder missverstanden werden. Doch genau das tut Zambai: sie missversteht und missinterpretiert. Ob sie das bewusst tut, ist an dieser Stelle einerlei, den für sie gibt es nur zwei Farben, schwarz und weiß.

    Es ist ein Highlight der Ungeheuerlichkeit.

    Cëla enghe: 01 02 03

    • 1
      Alle Zitate von mir aus dem Italienischen übersetzt.


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  • Die Ablenkung mit dem Hufeisen.

    Auf Südtirol Online ist ein Kommentar von Michael Fink erschienen, mit dem der angebliche Aufstieg einer ominösen »linksfaschistischen« Szene in Südtirol thematisiert werden soll. Eine Gruppierung, die sich in Anlehnung an die bekannte deutsche Terrororganisation Rosarote Armee Fraktion nennt, hat mit Drohungen gegen den allseits beliebten Polizeipräsidenten Paolo Sartori — der zurzeit jede ausweist, die nicht bei drei auf den Bäumen ist — vor allem eines bewirkt: parteiübergreifende Solidarität mit der Obrigkeit.

    Es soll nichts schöngeredet werden: Gewalt ist hier und heute kein Mittel zur Lösung gesellschaftlicher und politischer Konflikte — und wer sie jemandem androht, vergiftet die Demokratie.

    Dennoch muss gesagt werden, dass die von Herrn Fink bediente Hufeisentheorie, derzufolge Rechts- und Linksextremismus einander mehr als jeweils der demokratischen Mitte ähneln, nicht nur grundsätzlich, sondern gerade auch bezüglich der von ihm angestellten Überlegungen ein Nonsens ist.

    Um seinen äußerst dürftigen Text auf die Reihe zu bekommen, muss er tief in die Trickkiste greifen und Wesentliches ausblenden — wenn er zum Beispiel von »Nazis« und »Kommunisten« spricht oder bemängelt, dass »eine dieser Aktivistinnen sogar im EU-Parlament [sitzt]. Absolut verkehrte Welt.«

    Gemeint ist wohl die italienische Abgeordnete Ilaria Salis.

    Allein schon die Dimensionen des Links- und Rechtsextremismus sind europaweit und noch viel mehr in Südtirol nicht im geringsten gleichsetzbar. Politisch motivierte Gewalt kommt hierzulande so gut wie ausnahmslos von rechts. Und während diese sich regelmäßig gegen die schwächsten, vulnerabelsten Mitglieder unserer Gesellschaft richtet, haben die (kontraproduktiven) Drohungen der Linken eine der wohl am besten geschützten Personen im Lande zum Ziel, die auch noch das staatliche Gewaltmonopol innehat. Fink stellt also die, die nach unten treten, tatsächlich mit denen auf eine Stufe, die nach oben drohen.

    (Ilaria Salis wurde übrigens vorgeworfen, Neonazis angegriffen zu haben, die der ungarischen Armee und der verbündeten Waffen-SS im Zweiten Weltkrieg gedachten.)

    Weitaus am erstaunlichsten finde ich aber, dass die besorgte Warnung vor dem ausufernden Linksextremismus von einem Medium kommt, das im grassierenden Rechtsextremismus nicht nur keine Gefahr erkennen mag, sondern Giorgia Meloni (FdI) und ihre in Teilen neofaschistische Truppe geradezu hypt — und vor wenigen Monaten quasi in die Landesregierung geschrieben hat. Deshalb wohl dürfen in Finks Beitrag nur Linke als »faschistisch« bezeichnet werden, während die Rechten »Nazis« und »Hakenkreuzfraktion« genannt werden. Nicht, dass womöglich noch der eklatante Widerspruch in der Haltung des Medienhauses allzu offensichtlich wird.

    Während also die Rechtsradikalen und -extremen mit vollster Rückendeckung aus dem Weinbergweg in der römischen und in der Landesregierung — also längst an den Schalthebeln der Macht — sitzen, erblickt Herr Fink die große Gefahr ausgerechnet in einer kleinen, außerparlamentarischen Gruppierung von links. Eine wie Ilaria Salis muss als Beweis für eine »absolut verkehrte Welt« herhalten. Doch der Autor des gleichnamigen Buches, immerhin ein Generalmajor der italienischen Streitkräfte, wird aus dem Hause Athesia nicht mit Kritik zu rechnen haben. Sein Hass gefährdet ja nicht die bequeme Welt der Wohlsituierten.

    Cëla enghe: 01 02 || 01 02



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  • La memoria è futuro e democrazia.
    Le scuse e il riconoscimento del governo spagnolo

    Con una degna cermonia ufficiale, accompagnata da un concerto e organizzata dal Governo spagnolo di Pedro Sánchez (PSOE), giovedì scorso a València alle famiglie delle vittime del franchismo sono stati consegnati degli attestati «di riconoscimento e riparazione». Ben due ministri, quello alla Politica territoriale e Memoria democratica, Ángel Víctor Torres Péres (PSOE) e la sua collega Diana Morant (PSOE), responsabile di Scienza, Innovazione e Università e proveniente dal País Valencià, hanno portato le scuse ufficiali dello Stato e hanno consegnato, in prima persona, gli attestati ai famigliari commossi.

    In occasione di questo evento, oggi voglio ribadire, assieme alla mia compagna, ministra Diana Morant, l’impegno del Governo spagnolo, del Consiglio dei ministri e del Presidente del Governo, Pedro Sánchez, a continuare nello sviluppo e rafforzamento ulteriore della Legga sulla Memoria democratica. Non faremo passi indietro. Questa è una cerimonia di commemorazione e omaggio delle — e lo dico chiaramente: — vittime. Loro e i loro famigliari. Persone che sono state umiliate, maltrattate e assassinate per aver difeso la libertà e l’ordine costituzionale di allora e di cui anche oggi noi godiamo; che hanno dovuto vivere, per tanti anni oltrettutto, con lo stigma — e anche le loro famiglie — di un passato che agli occhi contemporanei sarebbe glorioso. Le vittime sono coloro che all’epoca furono sconfitte e che oggi sono i vincitori. Perché loro sono cadute per aver difeso quello che oggi abbiamo.

    Come ha detto bene il rappresentante dell’Associazione memorialista, la memoria è futuro — lo è. E la memoria è democrazia.

    dal discorso ufficiale di Ángel Victor Torres Péres, 18 luglio (traduzione mia)

    Franchismo e antifranchismo, fascismo e antifascismo non sono la stessa cosa. Ovviamente. Ma non si può ripetere abbastanza.

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 06 07 08



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  • Der Einflussreiche.

    Über den durchschnittlichen Einfluss von EU-Abgeordneten nach Herkunftsland hatte ich gestern in Bezug auf eine Auswertung von EU-Matrix geschrieben. Bereichsübergreifend lag dabei der Einfluss italienischer Parlamentsmitglieder in der vergangenen Legislaturperiode weit hinten, weil verhältnismäßig viele Gewählte in weit rechten Fraktionen saßen, die die gemeinschaftliche Politik (zum Glück) wenig prägen konnten. Auch in der gerade gestarteten Legislaturperiode dürfte sich daran wenig ändern.

    Der einzige Südtiroler EU-Abgeordnete Herbert Dorfmann (SVP/EVP) sticht jedoch in der gesonderten Auswertung von 14 Politikbereichen beim Thema »Landwirtschaft und Ernährung« als einer der einflussreichsten Parlamentsmitglieder überhaupt hervor:

    Quelle: EU-Matrix

    In diesem Bereich liegt in der Auswertung von EU-Matrix nur die Portugiesin Isabel Carvalhais (S&D) mit einem Score von 100 Punkten vor dem Südtiroler (Score: 79,41).

    Quelle: EU-Matrix (Pfeile von mir – rot: Carvalhais, blau: Dorfmann)

    Wenn es um die politischen Positionen geht, zeigt die Auswertung1hier am Beispiel der Renaturierung, dass die Einstellung von Carvalhais (roter Pfeil) umweltfreundlich, jene von Dorfmann (blauer Pfeil) aber klar wirtschaftsfreundlich ist. Das deckt sich auch mit der von Bloom ermittelten »ökologischen Leistung« des SVP-Politikers, die man als nahezu inexistent (um nicht zu sagen: schädlich) bezeichnen könnte. Dies ist natürlich umso besorgniserregender, als er laut EU-Matrix beim wichtigen Thema Landwirtschaft und Ernährung eine wichtige Rolle innehat. In der neuen Legislatur wurde Dorfmann zudem bereits als agrarpolitischer Sprecher der EVP — der stärksten Fraktion im EU-Parlament — bestätigt.

    Auch insgesamt bescheinigt EU-Matrix Herbert Dorfmann, mit 86,96/100 Punkten auf der entsprechenden Skala ein »Hardcore-Unterstützer« des freien Marktes (und somit ein Gegner von Regulierungen) zu sein. Dafür gehört er mit 5,46/Punkten zu den am wenigsten EU-skeptischen (also zu den integrationsfreundlichsten) Abgeordneten des gesamten EU-Parlaments. In diesen beiden Feldern wird sein Einfluss jedoch als deutlich geringer eingestuft als beim Thema Landwirtschaft.

    Insgesamt zeigt sich, dass durchaus auch ein Abgeordneter aus einem kleinen Land wie unserem, der keiner großen staatsweiten Partei angehört, sehr einflussreich werden kann. Wäre Südtirol als unabhängiger Staat in der EU, könnte es die gemeinschaftliche Politik womöglich noch entscheidender mitgestalten, wie auch die hohen Durchschnittswerte luxemburgischer und maltesischer Parlamentsmitglieder in Bezug auf ihren Einfluss zeigen. Immerhin war ein Luxemburger (Jean-Claude Juncker) bereits Kommissionspräsident — und Roberta Metsola aus Malta ist schon zum zweiten Mal Parlamentsvorsitzende.

    Schade nur, dass im Juni keine andere Kandidatin aus Südtirol den Sprung ins Parlament geschafft hat, auch als Gegengewicht zum Wirtschaftsradikalismus von Herbert Dorfmann.

    • 1
      hier am Beispiel der Renaturierung


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  • Wenig zielführende Immersion.
    Quotation

    “Wozu Deutsch lernen, wenn ich später nur Englisch brauche?!”

    Die Forderung nach einer Immersionsschule in mehrsprachigen Regionen ist unter den aktuellen Gegebenheiten wenig zielführend. Eine ernsthafte Förderung des Zweit- und Drittsprachenerwerbs an den Schulen wäre dagegen machbar.

    Ein übereilt implementierter Immersionsunterricht ohne vorhergehende Maßnahmen hätte hier […] keinerlei positive Effekte, er würde das Bildungsniveau insgesamt nach unten ziehen und allein dazu dienen, eine der Sprachgruppen zu dezimieren, wie in Aosta geschehen.

    Haimo Perkmann, Journalist, Übersetzer und Lektor in Kulturelemente 176-177 (S. 4)

    Cëla enghe: 01 02 03 04 05 || 01



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