Il gruppo «Non una di meno – Trento» su Facebook poche ore fa ha pubblicato il seguente testo — che riteniamo importante condividere anche con chi segue :
*Diamo voce alla testimonianza di una sorella che ci ha contattate in questi giorni*
“Buongiorno,
Vi scrivo per quanto riguarda la situazione del bagnino all’Acquarena di Bressanone. Vorrei raccontare la mia esperienza personale come sua ex collega. Vi chiedo, cortesemente, di rispettare il mio anonimato.
Ho lavorato con con lui per un lungo periodo. Mi sono, infatti, spesso interfacciata con situazioni disagianti, discriminanti e scomode che mi hanno poi portata a ritirarmi completamente. Mi riferisco in particolare al numero esagerato di commenti di natura razzista, misogina, omofoba e sessista.
Io, personalmente, sono stata vittima di molestie verbali di tipo sessista, in cui venivo spesso chiamata “cagna”, “troia ”, “zoccola” da parte del suddetto bagnino. Vivevo in un costante senso di ansia e di vergogna soprattutto nel cambiarmi di fronte a lui, in quanto tendeva sempre a fare commenti sgradevoli verso il mio corpo: “guarda che tettine”, “ti scoperei anche”, “mettiti davanti a me così ti guardo il culo”.
Per non parlare poi di come mi facesse male sentire forti commenti razzisti nei confronti del ragazzo delle pulizie di origine africana, in cui questo collega si metteva a fare i versi delle scimmie quando il ragazzo passava davanti all nostra postazione infermieristica. I commenti erano i seguenti e spesso indirizzati a me: “vai a succhiargli il cazzo visto che ti piacciono i ne**i”, “essere inferiore sporco”, “qualcuno gli dia una banana a questa scimmia”. E la N-word veniva ripetuta molteplici volte anche in presenza del ragazzo stesso.Per questioni non legate al lavoro, verso la fine della stagione lavorativa mi sono ritrovata io, altri due miei colleghi e il bagnino in questione, sul luogo di lavoro, a litigare in modo aggressivo. Ci ha definiti come “peggio degli animali” e che “valete meno della merda”. Sentirmi dire queste parole mi ha procurato un forte disagio e stato di malessere mentale. A cui a nessuno, però, é importato.
Nel momento in cui non riuscivo più a lavorare in un contesto di questo tipo, mi sono rivolta ai coordinatori dell’azienda. L’unica cosa che mi era stata detta, è stato che il bagnino in questione “è fatto così”. I miei diritti di lavoratore, di persona e di donna completamente tralasciati.
Riporto, quindi, la mia esperienza per far sapere cosa ho dovuto subire da parte di questo bagnino “con i tatuaggi nazisti”. Perché oltre ad avere quelli, non rispettava me come donna ma soprattutto come persona. In un lavoro come questo, ma come in tutti gli altri, non si può lavorare con questo tipo di persone.”
Vediamo dunque tristemente confermata l’importanza e l’urgenza che certi personaggi vengano contrastati e immediatamente allontanati dalle posizioni in cui possono arrecare danni. Se alla simbologia nazista esibita con tanta prepotenza non corrispondessero convinzioni e atteggiamenti altrettanto tossici ci sarebbe invero da meravigliarsi — ma nei giorni scorsi abbiamo potuto constatare che c’è sempre chi crede alle favole.
Ora però sarebbe interessante capire quale fosse il ruolo di Stadtwerke e Acquarena1sempre che i misfatti siano avvenuti a Brixen nel coprire le forme pesantissime di bullismo e mobbing che questo energumeno, secondo l’angosciante testimonianza, avrebbe esercitato.
Cëla enghe: 01
- 1sempre che i misfatti siano avvenuti a Brixen
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